L’assemblea della Consulta dei Caf ha approvato l’accordo quadro siglato lunedì con l’Inps relativo al rinnovo della convenzione Isee e alla stipula della nuova convenzione attinente al reddito di cittadinanza. L’accordo permetterà l’avvio dell’assistenza alle famiglie e ai cittadini sul reddito, sulla pensione di cittadinanza e la continuità del servizio di assistenza per la compilazione della Dsu prevista per l’ottenimento dell’Isee. L’intesa ha un valore di 117 milioni che comprendono sia le spese per i moduli Isee che quelle per il reddito: 82 milioni per i Caf vengono dal bilancio Inps, 35 milioni dal decreto legge e comprendono 20 milioni per la spesa per i moduli Isee e 15 per la compilazione del modulo del reddito cittadinanza. La convenzione impegna i Caf a svolgere attività per 1 milione e 300 mila domande. Se i soldi per il reddito non dovessero bastare, si interromperà il canale di trasmissione per i Caf che quindi non invieranno più all’Inps le domande sul reddito di cittadinanza. Dal 6 marzo i cittadini potranno presentare le domande per il reddito. Le domande raccolte a marzo saranno trasmesse dai Caf all’Inps per la verifica dei requisiti dal 25 marzo fino al 15 aprile. Il 26 aprile i cittadini riceveranno l’esito della richiesta. Se sarà positiva Poste invierà la specifica comunicazione per il ritiro della carta dove verrà caricato l’importo. Il pagamento avverrà dai primi di maggio. In caso di diniego non è ancora chiaro se il richiedente potrà fare ricorso. Per la valutazione dei requisiti si applicherà la normativa prevista attualmente dal decreto legge. Il servizio dei Caf sarà svolto a titolo gratuito e se qualcuno chiederà invece dei soldi il cittadino dovrà segnalare il fatto.  “Non venite tutti il 6 marzo, ci sono i tempi per presentare la domanda”, è l’appello di Mauro Soldini, coordinatore della Consulta, in conferenza stampa. “Abbiamo tempo fino al 15 aprile per inviarla all’Inps e l’Inps ha tempo fino a fine aprile per segnalare le anomalie”. Le perplessità dei sindacati – Mentre iniziano a delinearsi i percorsi da seguire per i cittadini interessati, i sindacati continuano ad esprimere perplessità sul provvedimento. “Il decreto approvato dal Senato non ha tenuto conto di quanto segnalato in sede di audizione e degli emendamenti da parte di Cgil, Cisl e Uil”, sostengono le associazioni in audizione in commissione Lavoro alla Camera. “Per quanto concerne gli elementi che dovrebbero caratterizzare il reddito di cittadinanza come misura universale di contrasto alla povertà , non possiamo che confermare tutti gli elementi di criticità già presentati nell’audizione svolta al Senato della Repubblica e riportati nella relativa Memoria – si aggiunge – In particolare, se già abbiamo ritenuto inaccettabile il vincolo di residenza a 10 anni, per il suo profilo discriminatorio nei confronti dei cittadini stranieri, ancor meno possiamo condividere l’emendamento approvato in Senato che, in deroga alle disposizioni vigenti, condiziona l’accoglimento della richiesta di beneficio, per i cittadini provenienti da Paesi extra Ue, alla presentazione di apposita certificazione prodotta dallo Stato estero, tradotta e legalizzata, comprovante i requisiti reddituali e patrimoniali oltre che la composizione del nucleo familiare”. “Segnaliamo inoltre, con preoccupazione, il tema del conflitto di attribuzioni tra Stato e Regioni sul tema delle assunzioni e, di conseguenza, della piena operatività dei cosiddetti ‘navigator’. Il conflitto tra Stato e Regioni su una materia concorrente come quella delle politiche attive, rischia di impattare negativamente sulla buona riuscita dei percorsi di inserimento e reinserimento al al lavoro dei beneficiari del RdC”, spiegano ancora Cgil, Cisl e Uil.