Salvini, successo dopo successo a colpi di presenzialismo

C’è una scritta in dialetto milanese fatta con lo spray verde, poco distante dalla sede della Lega, che non lascia scampo a interpretazioni sbilenche: ‘Salvini vince semper lü’. Chissà se il Ministro dell’Interno e leader del Carroccio l’avrà vista avvicinandosi a via Bellerio – nel lunedì di un’altra affermazione sua e del centrodestra – per certificare mediaticamente un successo atteso ma non proprio scontatissimo. ‘Semper lü’, cioè sempre lui, anzi solo lui: in fondo, è fuori discussione che nell’ultimo anno Matteo Salvini sia diventato il punto di riferimento di chi non guarda a sinistra e nemmeno al Movimento 5 Stelle. Un motivo di orgoglio, una grande responsabilità. Del resto, l’analisi dei dati della Basilicata porta Salvini a una considerazione abbastanza spicciola, collegata all’inesorabile legge dei numeri, figlia di chilometri e chilometri macinati in auto e in aereo: “Dove sono andato di persona a fare campagna elettorale, la Lega ha stravinto. Questo è cosa devo continuare a fare nei prossimi mesi, funziona così”, è l’istantanea che ha scattato assieme a chi lo accompagna passo dopo passo nell’avventura da inquilino del Viminale e da Capitano. Salvini sta al centrodestra come una volta ci stava Silvio Berlusconi: il cavaliere aveva le televisioni, il Capitano ha la forza impattante dei social e un appeal superiore a tutti, alleati e avversari. Sa cavalcare l’onda emotiva del popolo, ha capito il meccanismo del ‘sovranista ma non troppo sovranista’, sa non ascoltare quando gli conviene: le lodi e le critiche. Sa fare spallucce quando non gli conviene. Il prossimo appuntamento, in contemporanea con le Europee, saranno le elezioni in Piemonte: è il caso che da Torino a Domodossola, da Cuneo a Novara si attrezzino perché Salvini comparirà spesso, senza un attimo di respiro, week end compresi, selfie dopo selfie. Il suo presenzialismo è un volano di voti, il suo obiettivo è strappare un’altra regione al Pd. Con un bacione.

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