Tav, Conte a caccia di una difficile mediazione. Di Maio: “Non c’è accordo nel governo”

Posizioni agli antipodi tra M5S e Lega sulla questione della Tav. Entrambi dicono che il governo non verrà coinvolto ma è difficile credere che, proseguendo su questa strada, non ci siano ripercusiioni. Il premier Giuseppe Conte cerca disperatamente una soluzione mentre, però, Luigi Di Maio riunisce i parlamentari M5S e, nella convocazione, descrive una situazione molto tesa, riassunta nella frase: “Non c’è accordo nel governo”. La mediazione di Conte – Tocca al premier Giuseppe Conte tentare una mediazione sulla vicenda Tav. La notte del vertice non ha portato a una soluzione: la questione dell’alta velocità ferroviaria tra Torino e Lione è stata sviscerata dal punto di vista tecnico senza però trovare una soluzione che possa andar bene a entrambe le parti. La Lega continua a ritenere che la Tav si debba fare, magari un po’ ridotta, magari con un esborso economico italiano un po’ più piccolo, ma Salvini e i suoi sono decisamente nel campo “Sì Tav”. Il M5S, invece, al di là delle analisi costi-benefici e del proclamarsi assolutamente non contrario ai cantieri sul piano generale, è ideologicamente contrario (almeno in alcune sue importanti componenti) al concetto stesso di Tav. Come trovare una quadra tra due posizioni così distanti, è davvero impresa complicata. Giuseppe Conte, ci sta provando e ha annunciato per il pomeriggio una conferenza stampa in cui, probabilmente, esporrà una possibile soluzione. Anche tenendo conto del fatto che i tempi sono stretti e che i bandi di Telt (Tunnel Euralpin Lyon Turin, la società che costruisce il tunnel) devono partire entro lunedì e che nessuno crede più possano partire con l’idea che, più in là, magari, si fermeranno. Quindi, una delle questioni è sbloccare al più presto i bandi, ma questo fa a pugni con l’idea “no Tav” intrinseca nel Dna del Movimento e impossibile da far inghiottire, per esempio, alla componente piemontese dei pentastellati. D’altra parte, bloccare i bandi, potrebbe anche avere come conseguenza una causa per danni che coinvolgerebbe direttamente i singoli ministri che prendessero una decisione in questo senso. Questa notte, Salvini e gli altri ministri leghisti hanno fatto capire che non ci pensano nemmeno a trovarsi in questa situazione. Di Maio all’attacco – E proprio sul punto dei bandi e sul contrasto all’interno del governo, interviene pesantemente Luigi Di Maio in un messaggio ai parlamentari utilizzato per convocare la riunione dei gruppi per questa sera alle 19:  “Per fermare la Tav – scrive Di Maio – ci sono due passaggi. Il primo è quello del blocco dei bandi (sui quali bisogna decidere entro questo lunedì) e ciò può avvenire o tramite una delibera del consiglio dei ministri o tramite un atto bilaterale Italia – Francia che intervenga direttamente sul CdA di TELT. Il secondo è quello del passaggio parlamentare per il no definitivo all’opera. Su tutti e due questi passaggi non c’è un accordo tra le due forze di governo”. “Al vertice di ieri – aggiunge Di Maio – è stato fatto presente dal MIT che la Francia ha impegnato 375 milioni, mentre l’Italia quasi 3 miliardi. Questo aspetto viene considerato critico anche da chi è favorevole all’opera. Infatti in comune nel governo c’è sicuramente la volontà di approfondire questo dato.  Di Maio torna anche sull’analisi costi-benefici: “L’analisi costi benefici commissionata dal Mit riguarda sia la Francia che l’Italia, ed è fortemente negativa. Anche l’analisi per singolo paese riguardante solo l’Italia risulta essere ugualmente negativa a causa dei mancati guadagni sulle accise sul carburante e sui pedaggi autostradali. Il coefficiente di beneficio di in questo caso è di 0,20%. Ovvero ogni euro investito, fa rientrare 20 centesimi. Gli effetti negativi sono comunque di mezzo miliardo di euro se eliminiamo accise e pedaggi”. Al risultato negativo dell’analisi costi-benefici sulla Tav si aggiungerebbe “la devastazione del territorio della Val di Susa”. Ed ecco la conclusione del capo del movimento: “Nulla è stato ancora deciso. Quello che faremo durante l’assemblea dei parlamentari è approfondire questi punti con il ministro Toninelli”. Certo che non sarà facile ricomporre all’interno del governo posizioni che lo stesso Di Maio descrive così nettamente distanti. Il contributo della Ue – Così, un’idea che è circolata in mattinata (confermata da rassicurazioni venute da Parigi e Bruxelles) è che il rapporto costi-benefici a favore della Tav potrebbe migliorare se l’Unione Europea ci mettesse qualche soldo in più passando dal 40 al 50 per cento dell’investimento. La cosa è stata confermata dalla ministra francese dei Trasporti, Elisabeth Borne. Ma anche questo dato non aggiunge granché. Molti hanno commentato che l’aumento del contributo Ue era già quasi scontato e che non rappresenta un punto dirimente della questione. Elisabeth Borne ha aggiunto che la Francia ha firmato “un trattato con l’Italia che prevede la realizzazione di questo tunnel: spero che gli italiani ci diranno domani che realizzeranno il tunnel insieme a noi”. D’altra parte, sull’intera vicenda pesa la lettera della Ue (di cui si è saputo ieri) che accusa l’Italia di un paio di violazioni nella vicenda Tav e annuncia che il nostro Paese sta per perdere qualcosa come 800 milioni di finanziamenti. Non è detto, però, che Conte sia in grado già domani di dare alla Borne le rassicurazioni che il governo francese si aspetta. C’è comunque attesa per quello che il premier dirà oggi pomeriggio.

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