Libia, la direttiva di Salvini: “Rischio invasione di terroristi, Mare Jonio rispetti le norme”

“Approfittando del caos libico centinaia di terroristi islamici potrebbero arrivare in Italia. Non a caso la Francia ha chiesto ufficialmente di prorogare la chiusura delle frontiere con l’Italia per altri sei mesi (per ‘emergenza nazionale’ legata al terrorismo)”. Da questa consapevolezza muove ‘l’ammonimento’ firmato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini alla nave ‘Mare Jonio’ che da due giorni è di nuovo in mare. Dopo essere partita questa mattina da Lampedusa, è diretta nella zona Search and Rescue libica. Dato che “le strategie criminali dei trafficanti di migranti sfruttano l’attività in mare svolta da imbarcazioni private”, Salvini invita le autorità a vigilare affinché “il comandante e la proprietà della Nave ‘Mare Jonio’ – si legge nella direttiva emanata lunedì dal Viminale – si attengano alle vigenti normative nazionali ed internazionali in materia di coordinamento delle attività di soccorso in mare e di idoneità tecnica dei mezzi impiegati per la citata attività; rispettino le prerogative di coordinamento delle Autorità straniere legittimamente titolate ai sensi della vigente normativa internazionale al coordinamento delle operazioni di soccorso in mare nelle proprie acque di responsabilità dichiarate e non contestate dai paesi costieri limitrofi; non reiterino condotte in contrasto con la vigente normativa nazionale ed internazionale in materia di soccorso in mare, di immigrazione, nonché con le istruzioni di coordinamento delle competenti Autorità“. “Le Autorità militari e di polizia destinatarie del presente atto ne cureranno l’esecuzione, a partire da ogni possibile forma di notificazione ed intimazione agli interessati, e la stretta osservanza”, conclude Salvini. Mare Jonio -  All’intervento del ministro dell’Interno replica con un comunicato Mediterranea Saving Humans, la rete delle associazioni italiane che ha promosso la missione di Nave Mare Jonio nel Mediterraneo. Per l’ong la direttiva appare scritta “come se il governo vivesse in un mondo parallelo. Nessun accenno alla guerra che infiamma la Libia e ai corrispondenti obblighi internazionali, o alle migliaia e migliaia di persone torturate negli ultimi anni in quel Paese, né a quelle annegate nel Mediterraneo centrale (in proporzione in numero sempre crescente, 2.100 nel solo 2018) in fondo al mare”.  “Nelle considerazioni introduttive della direttiva in questione, si leggono una serie di slogan di propaganda, oltre che un elenco di bugie, peraltro relative a eventi al momento sotto l’attenzione della Procura di Agrigento nel corso dell’indagine che ci riguarda e che abbiamo accolto offrendo tutta la nostra collaborazione. Sappiamo infatti di avere sempre rispettato i diritti e il diritto, cosa che i governi europei, e il nostro in particolare, dovrebbero cominciare a fare in relazione a quanto avviene nel Mediterraneo Centrale”, si legge ancora. “Bisognerebbe ricordare al Viminale – continua Mediterranea – che in Libia c’è una guerra, e che in ogni caso, come l’Onu e l’Ue non perdono occasione di ricordare, quel Paese non è mai stato un porto sicuro, ma piuttosto il teatro di “indicibili orrori”, stupri quotidiani, torture, esecuzioni sommarie per tutti i migranti, inclusi i bambini”. “La direttiva dice che rischiamo di favorire l’ingresso di pericolosi terroristi. Auspichiamo che, una volta sbarcate nel porto più sicuro le persone eventualmente soccorse, questo governo sia in grado di effettuare tutte le indagini necessarie a garantire la sicurezza pubblica, ricordando però che i terroristi solitamente non viaggiano su barche che in un caso su tre affondano, ma hanno ben altri mezzi per spostarsi”, si legge ancora. “La direttiva dice che avremmo rifiutato il coordinamento SAR di autorità straniere legittimamente responsabili. Ricordiamo che nel nostro soccorso avvenuto il 18 marzo scorso, nessuna autorità ci ha ordinato alcunché, se non di stare lontani 8 miglia da un punto dal quale siamo rimasti ben più distanti per tutto il tempo. In ogni caso, ci auguriamo che la direttiva non faccia riferimento all’autorità libica, poiché in questo caso, si tratterebbe di una istigazione a delinquere: se già in precedenza era un reato riportare in Libia le persone soccorse, oggi, con la guerra in corso, è un’affermazione semplicemente criminale”, prosegue Mediterranea. “La cosiddetta guardia costiera libica, su delega e finanziamenti italiani, ha catturato per anni le persone in mare riportandole in quell’inferno e rimettendole in mano ai trafficanti, contrastati di fatto solo dalla presenza delle navi della società civile, le uniche a strappare le persone soccorse dalle mafie criminali. Sempre in relazione all’evento del 18 marzo, contrariamente alle menzogne riportate dalla direttiva, ricordiamo di avere fatto rotta verso l’Italia, obbedendo linearmente a quanto previsto dal diritto internazionale, in quanto Lampedusa era il porto sicuro più vicino per i naufraghi soccorsi”, conclude. Maitig – Intanto il vicepresidente del consiglio presidenziale libico Ahmed Maitig assicura: “Siamo in grado di difendere Tripoli, Respingeremo le truppe di Haftar e le rispediremo da dove sono venute. Siamo un governo di pace e non di guerra ma siamo determinati. Haftar deve capire che le dittature militari in Libia non torneranno più. I libici vogliono democrazia ed elezioni”. Maitig ha aggiunto una sorta di minaccia sul tema terrorismo:  “Oggi ci sono più di 400 prigionieri dell’Isis detenuti fra Tripoli e Misurata, la comunità internazionale lo sa”. Lo ha detto il vicepresidente del consiglio presidenziale libico Ahmed Maitig incontrando la stampa estera a Roma. Se la guerra continua può succedere “può succedere qualcosa di peggio”. Conte – Sulla drammatica situazione in Libia, in cui si contano 174 morti e 756 feriti solo a Tripoli, interviene anche il premier Giuseppe Conte. “Siamo molto preoccupati per l’escalation della crisi libica. Abbiamo sempre lavorato e continueremo a lavorare perché venga scongiurata una crisi umanitaria, che potrebbe portare il rischio dell’arrivo di qualche foreign fighter sul nostro territorio europeo”.  Salvini - Anche Salvini ha visto Maitig in mattinata: “In Libia speriamo che il peggio sia passato. Stiamo lavorando perché la situazione si normalizzi, facciamo pressioni affinché si fermino i missili, se tutti faranno la stessa cosa vediamo. Il blitz di Haftar è fallito. Questa giornata sarà ricordata come l’inizio di un percorso positivo e che conferma la solida collaborazione a tutto campo tra Roma e Tunisi. È stata una mattinata positiva e produttiva. Lavoriamo per la pace in Libia e per la cooperazione con la Tunisia”. Poi, a proposito della possibilità che, in caso di conflitto, tra i migranti arrivino in Europa diversi terroristi dell’Isis: “Ho letto le dichiarazioni di Conte sul rischio terroristi islamici in partenza. Anche Maitig mi ha confermato che ce ne sono almeno 500 detenuti che non vorremmo vedere arrivare via mare. Aprire i porti mi sembra un suicidio”. 

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