Samantha Cristoforetti: “I limiti ci aiutano a essere creativi”

“Ognuno di noi deve seguire la strada che gli è più affine, quella in cui si sente più a suo agio. La mia è quella del cielo e dello spazio: ho guidato aerei per l’esercito e l’idea di andare nella stazione spaziale non mi è sembrata molto differente”. Con le sue dichiarazione Samantha Cristoforetti ha incantato il pubblico della conversazione dal titolo “Space is closer: lo spazio che ti migliora la vita”, l’evento organizzato da F, il settimanale femminile di Cairo Editore diretto da Marisa Deimichei, all’interno della F Design Week che prosegue il suo programma di talk in via Fiori Chiari 3, nel cuore del Brera Design District. “A noi astronauti spesso ci viene chiesto se abbiamo paura ad andare in orbita: In realtà siamo selezionati proprio perché in quelle situazioni riusciamo a gestire le nostre emozioni. Io mi sentirei a disagio se dovessi esplorare grotte sotto il mare, nella stazione aerospaziale mi sento invece a casa”. A cinquant’anni dal primo allunaggio, AstroSamantha ha incontrato il pubblico, in un dialogo con Giulio Ranzo, CEO di Avio, Stefano Bianchi, responsabile lanciatori Esa con la conduzione di Daniele Bossari. Quasi 200 giorni di esperienza a bordo della Stazione Spaziale Internazionale occupandosi di ricerca scientifica in relazione alle risposte del corpo umano in condizione di microgravità, di cui ricorda: “Mi sono emozionata quando ho visto la stazione spaziale per la prima volta. La prima cosa che ho visto sono stati i pannelli solari che in quel preciso momento riflettevano la luce del tramonto. Mi sono lasciata sfuggire un ‘Oh my God’ e il video è finito in rete. Su Google si trova! In orbita mi sono portata tre libri: “Pilota di guerra” di Antoine de Saint-Exupéry, “Palomar” di Italo Calvino e “Guida galattica per autostoppisti” di Douglas Adams, non perché potessi leggere in orbita, ma perché sono i miei preferiti! Ascoltavo la musica di Katy Dunstan e sotto la doccia Bartali di Paolo Conte. Non so perché, neanche mi piaceva particolarmente prima, ma poi è diventata un rituale”. E a proposito di come si vede la terra vista dal cielo racconta: “Dallo spazio è come un sasso a cui tutti noi siamo attaccati. Di notte noti solo le luci che indicano la presenza umana, di giorno vedi la natura, catene montuose, ghiacciai plasmati da milioni di anni. Quindi ti rendi conto di quanto la storia dell’uomo sia recente. Non bisogna andare nello spazio per capire che c’è in atto un cambiamento climatico: i satelliti in orbita ci permettono di seguire le variazioni del clima, non solo con la vista, ma anche studiando le temperature degli oceani, le direzioni dei venti. Tutti dobbiamo fare le nostre piccole azioni quotidiane ma la differenza la fa la politica. Si deve parlare di più di cambiamento climatico”. Samantha Cristoforetti è la prima donna italiana ad aver volato nello Spazio, e in occasione di quest’appuntamento rivela anche i progetti su cui sta lavorando, dal Lunar Orbital Platform-Gateway, la stazione che orbiterà intorno alla Luna, a ExoMars, la missione robotica di esplorazione del pianeta rosso che ha l’obiettivo di portare l’uomo su Marte. Un obiettivo che si trova anche nelle sue parole: “i limiti ci aiutano a essere creativi, a innovare. Sono lo stimolo a dare di più”.

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