Bologna, Gibertoni: “Vaccini in farmacia? Inutile se mancano le dosi”

BOLOGNA – Vaccinare nelle farmacie al momento “non è più di tanto utile” se non ci sono le dosi. È il parere della direttrice del Policlinico Sant’Orsola di Bologna Chiara Gibertoni, che questa mattina, a margine di un evento di solidarietà, ha fatto il punto con la stampa sulla situazione Covid. E sulla questione di attivare dei punti vaccinali ulteriori all’interno delle farmacie, come annunciato nei giorni scorsi nell’ambito di un accordo tra Governo, Ferderfarma e Assofarm, si può aspettare. Infatti, “ancora oggi i centri attivati dall’Ausl di Bologna e i tre che abbiamo attivato noi hanno ancora margine per poter vaccinare di più- sottolinea Gibertoni- ancora il limite è rappresentato dal numero di dosi”. Pertanto, “in questo momento introdurre nuovi vaccinatori se non ci sono le dosi non è più di tanto utile”.

Non si tratta però di una bocciatura. “La vaccinazione di massa è la strada per uscire da questa situazione, e quindi sfruttare ogni possibile risorsa sul territorio credo che sia utile”. Ma solo se l’approvvigionamento di dosi vaccinali aumenterà, “l’opzione di avere le farmacie potrà essere un’opzione da sfruttare”, chiosa la direttrice.

AL SANT’ORSOLA PRIMI LETTI LIBERI IN TERAPIA INTENSIVA

“Oggi per la prima volta abbiamo qualche letto libero in terapia intensiva e sub-intensiva”. Lo annuncia la direttrice del Policlinico Sant’Orsola Chiara Gibertoni. Sui 102 posti disponibili nei due reparti, infatti, attualmente sono 94 i ricoverati. “Avere otto letti liberi non ci capitava da tantissimo tempo- ricorda Gibertoni- quindi in previsione del weekend pasquale la prendo come un segnale positivo”. La situazione infatti fino a qualche giorno fa era ben diversa. Se “fino a oggi non abbiamo più avuto necessità di riconvertire ulteriori letti per fortuna, però non avevamo neanche disponibilità né nel versante intensivo che semi-intensivo. Oggi per la prima volta abbiamo qualche letto libero”, ribadisce la dirigente.

A proposito del weekend di Pasqua, continuano anche le operazioni di riconversione dei letti per far fronte anche all’emergenza sanitaria per quanto riguarda i pazienti ricoverati in degenza ordinaria, 250 attualmente. “Abbiamo riconvertito alla fine della scorsa settimana il primo reparto, i primi 26 letti, e ci accingiamo per il weekend di Pasqua a riconvertirne un’altra ventina, sempre di degenza ordinaria”

Per il resto, la situazione in ospedale “è di un calo lento ma graduale” della presenza di ospiti Covid, “negli ultimi sei-sette giorni sempre stati in riduzione”. Sebbene, “rispetto a quelle che erano le nostre aspettative, il calo è davvero molto lento, e c’è sempre una certa latenza tra quando calano i nuovi positivi e quando calano i ricoverati- conclude Gibertoni- oggi però devo dire che la giornata è iniziata bene”.

“AI SANITARI NO VAX SI POTREBBE TOGLIERE UNA PARTE DELLA RETRIBUZIONE”

La proposta a livello nazionale di un’iniziativa specifica relativa alla vaccinazione degli operatori sanitari contro il Covid-19 è “assolutamente opportuna”, perché “oggi con l’attuale situazione si rischia che sia più premiante non vaccinarsi che vaccinarsi”. Tuttavia, bisogna fare attenzione ai meccanismi sanzionatori perché “allontanare anche gli operatori inidonei diventa un elemento di grande difficoltà per chi gestisce le strutture”. È la posizione della direttrice del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, Chiara Gibertoni, sulla norma in cantiere per agire nei confronti degli operatori sanitari che dicono di non volere il vaccino. “Il tema del rifiuto della vaccinazione c’era anche prima del Covid- ricorda Gibertoni- e fino a quando parlavamo di vaccinazioni non obbligatorie come morbillo e varicella i numeri erano piccoli. Ma per le dimensioni e i volumi dell’attuale pressione sugli ospedali sul Covid quando dobbiamo avere il 100% di operatori vaccinati”.

Certo, la soluzione che taglierebbe la testa al toro sarebbe “superare il limite dell’obbligo vaccinale”, ma sarebbero “utili anche altre iniziative che in qualche modo penalizzino chi non si vaccina”. Tra queste sicuramente non c’è il licenziamento, che “a maggior ragione metterebbe in difficoltà” a livello di personale. Ma ad esempio “una parte dello stipendio è fatto dalla retribuzione di risultato e di posizione. Già dire che chi non si vaccina non ha più diritto a queste sarebbe un elemento positivo”, afferma la direttrice del Policlinico.

Gibertoni è poi scettica su un eventuale spostamento di chi rifiuta il vaccino da un reparto più impegnativo a uno in cui la persona non vaccinata per il Covid non può nuocere ai pazienti. “Avere una strada per svicolare, diciamo così, dai reparti in cui c’è più bisogno di assistenza potrebbe essere dal mio punto di vista un’arma a doppio taglio”. Pertanto, l’indicazione di escludere solo alcuni reparti, che spesso sono anche quelli più impegnativi come le terapie intensive, “rischia di far diventare la strada del non vaccinarsi un modo per essere spostato da quelle situazione un po’ più pesanti”, conclude la direttrice del Sant’Orsola.

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