BOLOGNA – Il rischio che la pandemia acuisca le fratture sociali è concreto. Per questo il Forum del Terzo settore dell’Emilia-Romagna mette in guardia sulla “situazione di difficoltà e di grande preoccupazione nella quale versano tante famiglie, cittadini, lavoratori e imprese”. Un quadro che potrebbe peggiorare “quando le persone non potranno più contare sugli ammortizzatori attivati durante la pandemia, assieme a chi, già da ora, non ha potuto contare su sostegni adeguati”.
Le associazioni pensano ai “lavoratori che rischiano di perdere il lavoro, quelli precari, quelli che hanno un lavoro sommerso o autonomo che non vedono prospettive per il loro futuro, il tutto acuito dalla crescita delle disuguaglianze, che colpiscono particolarmente le donne e i minori”, chiedendosi se “tutti questi fattori messi assieme non rischiano di trasformarsi in una profonda frattura sociale”. Un conflitto “regressivo fra ‘garantiti e non garantiti’, giovani e anziani, lavoratori pubblici e privati, nord e sud che, a sua volta, può coinvolgere gli stessi livelli istituzionali”. Il terzo settore guarda con ansia ai “primi tentativi di blocchi stradali, sostenuti da chi soffia sul fuoco”. Per queste ragioni “pensiamo che sarebbe necessario dare un un chiaro segnale alla parte più fragile della popolazione che coinvolga tutti”, scrive il Forum.
“Servono risorse e noi pensiamo che la parte economicamente più forte della popolazione, attraverso gli strumenti più equi, adeguati ed efficaci, dovrebbe essere chiamata a contribuire, con una parte della propria ricchezza e del proprio reddito, a sostenere chi fa più fatica e vede un futuro senza speranza. Così come andrebbero incentivati tutti i contributi e le donazioni volontarie a sostegno delle persone più marginali, fragili e disagiate”, è la proposta del Terzo settore. “Riteniamo necessario che, da tutto il Parlamento e dal Governo, di fianco a quanto di positivo è stato fatto, si manifesti una formale presa in carico del problema con una forte iniziativa politica e proposte chiare e soprattutto immediate per una nuova e collettiva ‘responsabilità sociale'”, chiede il Forum. “Una responsabilità che contrasti le pratiche ‘furbesche’ tipiche del nostro Paese, promuovendo rigore nei controlli e stigma sociale nei confronti di chi evade, perché chi si approfitta oggi della situazione, è molto più colpevole e questo è il momento di ribadirlo con ancora più forza”, conclude il Forum.
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