Incentivi per non abortire, democratiche Abruzzo: “Mozione Pescara Fdi sostiene Pro Vita”

PESCARA – Anche il Coordinamento Provinciale di Pescara delle Democratiche D’Abruzzo si unisce all’indignazione e condanna già espressi da molta parte della società civile e del mondo progressista, alla mozione approvata dal Consiglio comunale di Pescara, e presentata da Fabrizio Rapposelli (FdI), con cui si propongono incentivi alle donne che scelgono di non abortire. Per le Democretiche quello maturato è un attacco subdolo alla libera coscienza e scelta delle donne, che segna un ennesimo pericoloso rigurgito di sottocultura e di ingerenza della politica nell’esercizio di diritti e libertà garantite da leggi dello Stato.

“Ci preme sottolineare- si legge in una nota a firma di Francesca Cermignani- come questa azione malamente camuffata da buone intenzioni di tutela della maternità, della famiglia e addirittura di contrasto alla povertà, sia solo l’ennesimo tentativo messo in campo per minare il diritto fondamentale all’autodeterminazione e l’accesso all’aborto, quale diritto conquistato e sancito dalla legge 194. È importante capire che non si tratta di azioni isolate, ma inserite in un disegno politico ben preciso e generale, in cui molte amministrazioni locali (Regioni, ma anche Comuni) a guida di destra stanno attaccando e rifiutando le nuove linee guida nazionali sulla RU486, che nell’agosto 2020 hanno finalmente aggiornato i vecchi e superati criteri di accesso alla pillola abortiva, prevedendone la somministrazione in consultori ed ambulatori e annullando l’obbligo di ricovero in ospedale. La mozione, presentata da un consigliere di Fratelli d’Italia e approvata ieri dal Consiglio Comunale di Pescara, si allinea quindi con coerenza con altre azioni messe in atto di recente dai nostri governi locali, sia comunale che regionale, e anche nel più ampio panorama nazionale, come nel caso delle regioni Piemonte, Umbria e Marche, anch’esse a guida politica di destra”.

“Nella premessa della mozione- proseguono le democratiche- si parla di denatalità ed incentivi a sostegno della maternità e si afferma, senza alcun fondamento, che una parte consistente delle interruzioni di gravidanza avvengono per ragioni di povertà. Di fronte a queste ed altre problematiche, confusamente abbozzate, non si propongono politiche del lavoro o welfare pubblico di sostegno alle famiglie, ma si impegna l’ente comunale ad istituire un generico sostegno ‘economico/sociale’ alle ‘donne in procinto di abortire a causa delle difficili contingenze economiche’, arrivando di fatto alla monetizzazione della maternità. Ma non finisce qui- incalzano- si propongono finanziamenti destinanti ai Centri di aiuto alla Vita e ad associazioni del territorio che si occupano di Vita nascente e si indica la necessità di favorire la collaborazione tra queste associazioni, il Comune e i Consultori, ‘per accrescere il sostegno alla natalità’, se non fosse sufficientemente chiaro. Si parla poi di formazione pro-Vita nelle scuole e si istituisce una Festa della Famiglia e una Festa della Vita e sembra di sentire, fortissimo, l’eco delle proposte oscurantiste del decreto Pillon. Tutto questo- si legge ancora nella nota- nulla ha a che vedere con vere politiche di sostegno alle donne, alla famiglia e al bene dei nascituri: noi non mettiamo in discussione il principio dell’aiuto alle persone in difficoltà, ma contestiamo questa propaganda antiabortista che colpevolizza le donne e stigmatizza scelte personali, comunque sempre sofferte. Si faccia attenzione piuttosto ad una maternità consapevole e desiderata. Le proposte per prevenire le gravidanze indesiderate, con l’obiettivo di ridurre gli aborti, dovrebbero prevedere maggiori finanziamenti per i consultori pubblici e laici, la contraccezione gratuita e la promozione di veri corsi di educazione sessuale nelle scuole. Solo in un’ottica di riflessione e prevenzione si potrà realmente porre il tema bioetico dell’aborto in funzione del rispetto del corpo della donna e, in potenza, della nuova vita. Continuare ad affrontare la questione femminile più delicata con uno sguardo ideologico, che, beninteso- concludono le democratiche- non è prerogativa della destra, non farà altro che generare confusione, la quale, de facto, saranno le donne stesse a patire”.

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