Autonomia garantendo l’unità

Sull’autonomia differenziata Francesco Boccia si rifà alle parole del presidente Mattarella. “Le autonomie siano un impegno collettivo e rafforzino l’unità nazionale”, spiega il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, a margine del forum “Autonomia e lavoro, opportunità di sviluppo economico per le aree periferiche del paese”, promosso ad Andria dalla Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri, guidata da Luigi Pagliuca.

Poi, una stoccata su quanto avvenuto negli ultimi due anni, “condizionati da una pesante propaganda politica e da un incomprensibile conflitto tra Nord e Sud”. “È mancata una visione di insieme e per questa ragione il Governo ha ipotizzato la costruzione di un disegno di legge quadro che è in Consiglio dei Ministri. Un percorso condiviso all’unanimità dalle Regioni e dal coordinamento delle Città metropolitane, che ci hanno chiesto di definire quali devono essere gli impegni che le stesse Regioni assumono proprio con le Città metropolitane”.

L’obiettivo – prosegue il ministro – è evitare che il centralismo dello Stato, oggi spesso criticato e contestato dalle stesse Regioni e dagli enti locali, ma anche dal mondo delle professioni e dell’imprenditoria, si trasformi nel limite del centralismo regionale. Sul mondo del lavoro l’impatto sarà considerevole, considerando che ci sono arrivate tante richieste di intervenire sulle politiche attive del lavoro, sulla sicurezza e sulle modalità con cui vengono definiti i rapporti tra impresa e mondo delle professioni. Quindi servirà un confronto molto approfondito in Parlamento, in quest’ottica guardo con molta attenzione al ruolo che può avere il mondo delle professioni”.

Proprio dalle professioni arriva l’invito a intervenire in maniera concreta. “Appare quanto mai necessaria una vera riforma dell’autonomia, che abbia come obiettivo la crescita e l’equità tra i territori, e non l’aumento del gap tra diverse zone del Paese”, spiega Fedele Santomauro, consigliere di amministrazione della Cassa Ragionieri. “Questa riforma rappresenterebbe, di conseguenza, un’occasione preziosa di rilancio dello sviluppo sociale ed economico. Una riforma che punti a valorizzare il Sud non potrà che riverberare su questo territorio – sottofinanziato da anni – effetti positivi, riducendo il fenomeno dell’emigrazione sud-nord e sud-estero, consentendo ai giovani meridionali di poter realizzare il proprio percorso professionale senza essere costretti ad allontanarsi di centinaia di chilometri. In un percorso di ascolto e condivisione, appare utile che anche i professionisti siano messi in condizione di poter fornire idee e contributi per poter giungere ad una riforma davvero completa, in grado di realizzare coesione e, allo stesso tempo, attrattività di un territorio”.

L’obiettivo quindi, è capire come l’autonomia e il lavoro possano rappresentare un’opportunità di sviluppo economico per quelle aree del Paese che sono considerate periferiche. “E, perché ciò si verifichi, non si può prescindere dall’apporto di una categoria fondamentale come quella dei professionisti, che più di tutte – conclude Santomauro – conosce nel concreto le condizioni dei territori di appartenenza”.

Dello stesso avviso l’ex ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che invita a coinvolgere le professioni nel processo per le autonomie: “Sono un corpo importante della società perché assistono imprese e cittadini e sono un punto di connessione tra il mondo imprenditoriale, le istituzioni e i servizi offerti alla collettività. Sono in grado di far comprendere gli elementi di positività e di negatività di un processo così delicato: è uno sforzo che va realizzato insieme. Bisogna tenere conto delle diversità dei territorio ma all’interno dell’unità di un paese”.

Lancia invece un allarme Giuseppe Scolaro, vicepresidente Cnpr: “Ne va della sopravvivenza dei professionisti e della crescita economica di un territorio: bisogno incidere sulla capacità di generare un tessuto produttivo commerciale e valorizzare le componenti principali del Sud. Solo così si potrà avere una crescita economica e contrastare la perdita del capitale umano che avviene con le migrazioni”.

I professionisti sono fondamentali nel portare le imprese nel mondo delle innovazioni, sia dal punto di vista della produzione che dei mercati a cui le aziende si possono aprire”, evidenzia il consigliere Cnpr Donato Montibello. “Soprattutto al Sud si può giocare una partita molto importante sul tema dell’innovazione, investendo sul capitale umano”.

In conclusione, per Antonio Albrizio, vicepresidente dell’ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Trani, “il ruolo dei commercialisti è un ruolo cardine: lo dicono tutti quanti ma poi nessuno ci chiama nei tavoli tecnici. Eppure siamo personaggi a contatto con la realtà sociale, con le imprese, con i dipendenti. Dobbiamo ovviamente avere un confronto con le istituzioni parlamentari: sono loro che legiferano ma noi dobbiamo dare una mano perché noi viviamo con il tessuto sociale, noi conosciamo le difficoltà che il tessuto sociale sta affrontando”.

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