Pensioni, riapre il cantiere sui mestieri più gravosi

Quando ci sarà un nuovo governo, si potrà forse capire qualcosa di più sul suo programma in materia di previdenza: ma intanto il cantiere delle pensioni riapre a livello tecnico – in questa fase di interregno politico – con le due commissioni che dovranno studiare la gravosità delle varie occupazioni professionali e la separazione della spesa previdenziale da quella assistenziale. Un passaggio previsto dall’ultima legge di Bilancio e che nasce dall’accorso raggiunto con Cisl e Uil nella cosiddetta “fase 2” del tavolo di confronto sulle pensioni. Ora si entra nella fase operativa con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale (attesa per questa settimana) dei decreti del presidente del Consiglio dei ministri che istituiscono formalmente i gruppi di studio. IL FONDO MONETARIO I temi sono entrambi di stretta attualità: il concetto di lavoro gravoso, applicato in particolare a 15 categorie, è stato usato per assegnare ai lavoratori interessati (insieme a quelli di altre platee) l’indennità pre-pensione nota come “Ape sociale”. Mentre l’incidenza delle voci di natura assistenziale sul totale della spesa previdenziale è un vecchio cavallo di battaglia dei sindacati, che proprio in queste ore sono tornati sul punto a per criticare le considerazioni del Fondo monetario internazionale: in un suo working paper il Fmi aveva ricordato che nel nostro Paese la voce previdenza assorbe il 16 per cento del Pil: cifra contestata da Cgil e Uil, oltre che da Cesare Damiano per il Pd: tutti fanno notare che la percentuale è falsata proprio dall’inserimento delle voci assistenziali, che invece dovrebbero essere conteggiate separatamente. Entrambe le commissioni saranno presiedute dal presidente dell’Istat: quella sulla gravosità sarà poi composta da altri 13 membri, in rappresentanza oltre che dello stesso istituto di statistica dei ministeri di Economia, Lavoro e Salute, del Dipartimento della Funzione pubblica, di Inps, Inail e Consiglio degli attuari; di previdenza e assistenza si occuperanno invece altri 14 rappresentanti di ministeri, Istat, Inps e Inail. In entrambi i casi è prevista la presenza di dieci esperti nominati dalle parti sociali (sei dalle organizzazioni sindacali e quattro scelti da quelle dei datori di lavoro) che una volta designati saranno pieno titolo componenti delle commissioni. Tutte queste persone non percepiranno compensi né rimborsi spese per la propria partecipazione; non sono previsto oneri per la finanza pubblica. Il term ine dei lavori è fissato al prossimo 30 settembre, data entro la quale dovranno essere consegnate le due relazioni al governo. IL CALENDARIO Si tratta di una scadenza sintonizzata con il calendario della prossima legge di Bilancio, la cui messa a punto entrerà nel vivo nel mese di ottobre. Che uso potrà essere fatto degli approfondimenti dei due gruppi di studio? Se l’esecutivo che ci sarà avrà un orizzonte politico ampio e un programma ben definito in tema di previdenza, è possibile che scelga di seguire direttamente le proprie priorità: ma in uno scenario diverso le forze politiche che faranno parte della maggioranza potrebbero avere tutto l’interesse a procedere con qualche cautela attendendo le conclusioni dei tecnici per poi usarle come base per eventuali correttivi alle norme. In particolare l’analisi della gravosità della diverse mansioni professionali potrebbe servire a ridisegnare lo strumento dell’Ape sociale o a disegnare percorsi di adeguamento all’aumento dell’aspettativa di vita differenziati in base ai vari profili. Restano i paletti posti oltre che dalle organizzazioni internazionali dalla stessa Ragioneria generale dello Stato, che ha già segnalato come le nuove previsioni di spesa che incorporano andamenti demografici e crescita economica attesa siamo meno favorevoli di quanto si riteneva fino a un po’ di tempo fa.

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