Baristi e camerieri ripiegano sull’agricoltura, ma poi mollano perché troppo faticoso

BOLOGNA – Baristi, camerieri, lavoratori del turismo rimasti senza lavoro a causa della pandemia hanno trovato impiego lo scorso anno in agricoltura, ribaltando il rapporto tra lavoratori italiani e stranieri: da un italiano su dieci, si è passati a sei occupati su dieci nel 2020, complice anche la chiusura delle frontiere che ha bloccato i tradizionali arrivi degli stagionali da oltre confine. E, però, ”la terra è bassa’ e lavorare nei campi e in agricoltura è faticoso. “Siamo pronti anche quest’anno a dare un impiego a chi ha perso il lavoro, disoccupati e inoccupati dei settori più colpiti dalla crisi pandemica come turismo, commercio e ristorazione, in una prospettiva a medio o lungo termine, seguendo l’iter di formazione necessario”, assicura il presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna, Marcello Bonvicini, nei giorni in cui prende il via la campagna agricola, partita un po’ in anticipo rispetto alle annate precedenti grazie alle condizioni meteo favorevoli.

“L’opportunità, però, va colta con la consapevolezza che lavorare in agricoltura richiede spirito di sacrificio e impegno fisico, aspetti spesso sottovalutati dai nuovi assunti che solitamente arrivano da esperienze in altri comparti: bar, ristoranti e alberghi ma anche palestre e disco. Ciò ha creato finora non poche difficoltà agli imprenditori alle prese con un turnover continuo, generato dall’abbandono, talora improvviso, del posto di lavoro”, denuncia Confagricoltura.

Per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e rivolto proprio a chi si avvicina per la prima volta all’agricoltura, è attivo da un anno il portale Agrijob dell’associazione. Si tratta di un servizio di intermediazione, riconosciuto dal ministero del Lavoro, che consente a chi cerca occupazione di essere messo in contatto diretto con le aziende della propria provincia e alle imprese di intercettare velocemente i candidati.

“Il nostro settore non ha mai chiuso i battenti, anzi ha continuato a offrire posti sicuri, ma le aziende agricole devono poter contare su una forza lavoro consapevole e su un sistema che sappia agevolare il flusso della manodopera anche dall’estero attraverso i ‘corridoi verdi’ previsti dalla Commissione europea garantire così l’ingresso nel nostro Paese in piena sicurezza”, sottolinea Bonvicini. “L’agricoltura ci sarà sempre sul territorio portando con sé un patrimonio di tutti e generando concrete possibilità di impiego, a patto che il lavoratore sia disponibile a intraprendere un percorso di formazione professionale con serietà e senso di appartenenza”, conclude il presidente regionale.

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