Cnpr Forum: Azione Bce rischia di generare nuova inflazione

“Siamo soddisfatti dell’approvazione del Dl Lavoro che ha recepito una serie di linee programmatiche che erano state segnalate dal ministro Calderone ed erano parte integrante del nostro programma politico. Norme che rappresentano la nostra visione non solo del futuro dell’occupazione ma anche dell’idea di Stato che crea opportunità e ricchezza per gli italiani, valorizzando il nostro tessuto produttivo”. Lo ha dichiarato Marta Schifone, deputata di Fratelli d’Italia in Commissione Lavoro a Montecitorio, nel corso del webinar “L’economia italiana è in crescita, ma nel resto d’Europa e nel mondo la recessione è in agguato”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.“Con il taglio del cuneo fiscale abbiamo ridotto il costo del lavoro, superato il reddito di cittadinanza colmando quel vulnus in cui si ponevano tutti sullo stesso piano, senza distinguere tra chi potesse lavorare o meno, ‘splittando’ la platea in due grossi blocchi: sostenendo chi non può lavorare e avviando al lavoro chi può farlo. Tanto è stato fatto – ha proseguito Schifone – anche sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Il Dl Lavoro è un grande primo tassello ma ci sono altri obiettivi di legislatura da perseguire. In primis favorendo l’occupazione giovanile e il problema dei neet che potremmo superare puntando sulla formazione qualificata nelle materie tecnico-scientifiche”.Sulla difficile situazione economica si è pronunciato Piernicola Pedicini (eurodeputato del gruppo Verdi -Alleanza Libera Europea): “Questa recessione in cui riversa l’intera Unione europea è una recessione dovuta alla guerra. Tra l’altro in questo momento l’Unione Europea si sta avviando verso un’economia di guerra che mette a dura prova la nostra economia. La crisi energetica ha creato un’inflazione molto cattiva perché colpisce tutti i beni di prima necessità e quindi particolarmente le famiglie più deboli e l’intero tessuto produttivo. Una recessione non simmetrica che incide particolarmente nel nostro Paese. Il Pnrr era una misura che era stata confezionata per fare fronte alla crisi economica post Covid ma poi è subentrata anche quella della guerra e le priorità orizzontali che avevamo stabilito al Parlamento europeo miravano proprio a ridurre le diseguaglianze territoriali, di genere e generazionali. Purtroppo i governi italiani che si sono succeduti – ha rimarcato Pedicini – hanno mancato il raggiungimento degli obiettivi posti dal Pnrr. Quello che bisognava fare era applicare un metodo di economia distribuita quindi coinvolgere il più possibile gli Enti locali che erano i principali Enti attuatori”.Secondo Francesco Saverio Romano (parlamentare di Noi Moderati in Commissione Bilancio alla Camera): “Bisogna procedere con una politica di moral suasion per evitare che la BCE continui ad aumentare i tassi di interesse sull’acquisto del denaro perché questo inevitabilmente alimenta una spirale inflazionistica anziché fermarla. Il nostro Paese, a differenza degli altri paesi europei, è fatto da piccole e medie imprese che subiscono il costo del denaro così come lo subiscono le famiglie che devono pagare i mutui. Queste imprese non possono fare altro che ribaltare sui prezzi il costo del danaro. A differenza di altre nazioni – ha sostenuto Romano – dove le grandi imprese e le grandi multinazionali hanno registrato profitti importanti in questi anni e possono riassorbire attraverso l’innalzamento dei tassi la spirale inflazionistica o quantomeno possono moderarla. In Italia abbiamo soltanto due esempi: i colossi energetici e quelli bancari. Servono misure strutturali per la nostra economia. Io sono fiducioso, i dati ci riferiscono di un Paese vivo che non si abbatte, che vuole continuare a correre. Ci sono tutti i presupposti non essere più il fanalino di coda dell’Europa”.Critica Elisa Pirro (senatrice del M5s in Commissione Affari sociali e Lavoro a Palazzo Madama): “L’economia italiana, più che in crescita, si trova nella coda della crescita derivata dalle misure espansive messe in atto dai governi precedenti per fronteggiare il Covid. Siamo, quindi, a rischio anche noi se l’attuale governo non metterà in campo altrettante misure che siano in grado di salvaguardare il nostro tessuto economico. Misure che devono essere espansive e devono favorire gli investimenti. Altrimenti finiremo anche noi in recessione come sta accadendo agli altri Paesi europei. Proprio perché non si tratta di una situazione localizzata ma molto estesa. Servono provvedimenti a sostegno dell’economia. La prima misura è il salario minimo perché troppo spesso leggiamo dati sull’erosione del potere d’acquisto dei salari. In secondo luogo un intervento sulla precarizzazione del mondo del lavoro. Il nostro è un tessuto lavorativo spezzettato e disgregato dove si continuano a favorire i voucher e i rapporti a tempo determinato. Bisogna invertire la tendenza – ha concluso Pirro – promuovendo misure di politiche attive per far incrociare domanda e offerta di lavoro”.Il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Eleonora Linda Lecchi (commercialista e revisore legale dell’Odcec di Bergamo): “Il trend economico in crescita del nostro Paese non tragga in inganno. Ci troviamo sempre a dover recuperare rispetto alla già difficilissima situazione registrata nel pre Covid. Una crescita lenta e progressiva che non ci mette al riparo da quanto sta accadendo nel resto d’Europa e del mondo, dove la combinazione tra inflazione e aumento dei tassi sta portando ad una altrettanto rapida recessione. E in una economia così globalizzata è difficile non risentirne anche qui in Italia”.Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere dell’Istituto nazionale degli esperti contabili): “Il tema dell’andamento della nostra economia è assai complesso. Non dobbiamo dimenticare che l’Italia è il decimo Paese più ricco al mondo come pil e che operiamo, dunque, in una situazione di estremo vantaggio rispetto agli altri. Dobbiamo occuparci oltre al fenomeno dell’inflazione, che è riesploso a seguito delle turbolenze internazionali, soprattutto della difesa contro l’inflazione attuata dalla Bce utilizzando la leva macroeconomica del tasso d’interesse. Far crescere il tasso in una situazione come quella che stiamo vivendo, corre il rischio di alimentare ulteriormente l’inflazione stessa e non di governarla Speriamo che un’economia complicata come la nostra riesca a essere governata in modo un po’ più favorevole per imprese e cittadini”.

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