Anniversario dell’omicidio D’Antona. Mattarella: “Era un riformatore, uomo del dialogo”

ROMA – “L’anniversario del brutale assassinio di Massimo D’Antona unisce la Repubblica in un commosso ricordo. In questo giorno di memoria desidero anzitutto esprimere la mia solidarietà e vicinanza alla moglie Olga, ai familiari, agli amici e a tutti coloro che hanno condiviso con lui il lavoro di ricerca e l’impegno sociale”. Lo dice il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

“D’Antona era uno studioso di diritto del lavoro- aggiunge-, un riformatore, un uomo del dialogo che ha posto la propria passione civile a servizio del progresso del Paese: per questo è stato ucciso da terroristi sconfitti, ridotti ormai a una banda di killer sanguinari. Nella follia e disumanità brigatista D’Antona è stato individuato come obiettivo da eliminare, al pari di altri intellettuali come Ezio Tarantelli, Roberto Ruffilli, Marco Biagi: ciò che accomunava queste personalità era proprio l’opera di cucitura tra interessi potenzialmente contrastanti e, in particolare, tra le necessarie innovazioni e la tutela dei diritti a cui la Costituzione dà carattere di universalità”.

“Guidare i processi economici e civili- continua il capo dello stato-, cercando di rendere più moderno il Paese, con le sue imprese e la sua pubblica amministrazione e, al tempo stesso, di garantire inclusione e coesione, resta un traguardo verso il quale orientare l’azione delle istituzioni, dei corpi sociali, dei cittadini. È anche il modo per onorare quegli uomini che hanno pagato con la vita il loro impegno per migliorare le condizioni di lavoro e per costruire politiche pubbliche capaci di ridurre le diseguaglianze, di rendere più efficienti i servizi, di rimuovere gli ostacoli che limitano l’accesso all’occupazione”.

ORLANDO: “COLPITO DA UN FURORE IDEOLOGICO ASSASSINO”

“Mai come in questi tempi difficili ci si rende conto della volontà, che tutti abbiamo, di lasciarci il passato alle spalle. Anche per questo alcuni eventi tragici della storia della Repubblica sembrano lontani anni luce. Ma ci sono stati anni in cui studiosi al servizio del sapere e dell’Italia sono stati colpiti da un furore ideologico assassino”. Lo scrive su facebook il ministro del Lavoro Andrea Orlando.

“Esattamente 22 anni fa, il 20 maggio del 1999- aggiunge-, abbiamo perso un uomo dedito allo studio e alle istituzioni. Per mano di un commando brigatista il professor Massimo D’Antona è stato ucciso a pochi metri dalla sua abitazione. La storia del nostro Paese è stata funestata da molti atti criminali contro i migliori studiosi che, nei decenni, hanno messo a disposizione la propria competenza per riformare e innovare le politiche del lavoro”.

“Coltiviamo la memoria del professor Massimo D’Antona e, con lui, di tutti coloro che hanno donato le proprie energie e il proprio studio per un avanzamento della nostra democrazia, nel solco dei principi della Carta Costituzionale che pongono a fondamento della Repubblica il lavoro e il rispetto della persona. Una memoria essenziale per il futuro”, conclude il ministro.

SBARRA: “RICORDIAMO GIUSLAVORISTA LIBERO, SERVITORE DELLO STATO”

“Oggi ricordiamo Massimo D’Antona, giuslavorista libero, servitore dello Stato, ucciso 22 anni fa dalle Brigate Rosse per aver sostenuto la necessità di riformare il mondo del lavoro con il dialogo. Un’esigenza attuale per ricostruire il Paese sui valori del lavoro, dell’equità e della giustizia sociale”. Lo scrive su twitter il Segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra.

PROVENZANO: “ERA UN UOMO DI GOVERNO, ESEMPIO DI IMPEGNO CIVILE”

“Massimo D’Antona è stato un giurista insigne, uomo di studi, di governo e di grande passione accademica e civile. Ventidue anni fa, proprio in questo angolo di Via Po, a pochi passi dalla sua casa, il professore veniva trucidato dai criminali delle cosiddette Nuove Brigate Rosse. D’Antona non voleva essere né un eroe né un martire. Era un servitore dello Stato e, oggi, vogliamo ricordarlo così, nel suo impegno e nel suo lavoro. Il Partito Democratico oggi è qui per rendere onore all’impegno del Professor D’Antona e per ricordare un fatto semplice: la democrazia e il dialogo sono e saranno sempre più forti della violenza e degli agguati”. Così in una nota il Vicesegretario del Pd Giuseppe Provenzano che in mattinata, con una delegazione del Partito democratico composta tra gli altri dalla Capogruppo alla Camera Debora Serracchiani, dal Vicecapogruppo al Senato Franco Mirabelli e dal Tesoriere Walter Verini, si è recato sul luogo dove fu ucciso Massimo D’antona per rendergli omaggio.

LANDINI: “PORTIAMO AVANTI SUO PENSIERO”

“Vogliamo ricordare Massimo D’Antona, ucciso dalle Brigate Rosse, un grande maestro e grande giurista che ha messo al centro e non ha mai abbandonato il valore del lavoro e dei diritti delle persone che lavorano, e che ha saputo guardare avanti. La legge sulla rappresentanza nel pubblico impiego è frutto anche del suo studio e lui, prima di altri, aveva capito come il diritto del lavoro del 900 dovesse guardare ai cambiamenti, alle trasformazioni, e pensava che i principi e i valori della Costituzione dovessero essere tradotti in atti, anche legislativi, che sostenessero la contrattazione collettiva, i diritti delle persone”. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, in occasione del ventiduesimo anniversario dall’uccisione di Massimo D’Antona, in un video di Collettiva.it.

“Portare avanti il suo pensiero- sostiene Landini- vuol dire dare validità ai contratti nazionali affrontando il problema di chi rappresenta chi, quando è valido un contratto generale, soprattutto in un momento in cui stanno aumentando la precarietà e le forme di lavoro che non hanno alcuna tutela. Vuol dire rilanciare e rafforzare il valore della contrattazione collettiva anche con un sostegno legislativo, e che il contratto nazionale deve tornare ad essere uno strumento per costruire solidarietà dentro il mondo del lavoro”.

“Oggi- conclude il segretario generale della Cgil- non ci limitiamo a ricordare Massimo D’Antona e a rendergli onore, come merita. Il nostro impegno è di dare gambe al suo pensiero, far sì che nel nostro paese si arrivi finalmente ad una legge sulla rappresentanza per tutto il lavoro e alla validità generale dei contratti nazionali, in modo che i diritti siano davvero diritti di tutte le persone che lavorano”.

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