Germania, Tesfaiesus è la prima donna di origine africana a diventare deputata

Di Giulio Ucciero

ROMA – “Una porta che era chiusa si è aperta. Ora tutta la mia comunità può giocare un ruolo e cambiare le cose”. Anche al telefono l’entusiasmo di Awet Tesfaiesus è palpabile, si sente. Quarantasette anni, avvocato, specializzata sui temi delle migrazioni, Tesfaiesus è diventata la prima donna di origine africana eletta al Bundestag, il parlamento della Germania. In un’intervista con l’agenzia Dire discute dei temi che le stanno più a cuore, dalla lotta al razzismo al cambiamento climatico. “È tanto il lavoro da fare”, premette. La deputata è stata eletta nelle liste dei Verdi alle legislative che si sono tenute il 26 settembre. Vive a Kassel, in Assia settentrionale, con i figli e il marito, anche lui avvocato ma nel settore delle impresa.

Tesfaiesus è nata ad Asmara, in Eritrea, un Paese che ha lasciato all’età di quattro anni. Oggi sottolinea di sentirsi “onorata” di essere la prima donna nata in Africa a sedere in Parlamento: “Sono un simbolo ma forse ero solo nel posto giusto al momento giusto; se sono qui lo devo a chi prima di me ha lottato per i miei diritti”. Arrivata al Bundenstag, sente il peso della responsabilità. “So cosa vuol dire essere un migrante, non conoscere la lingua, vivere in un posto del tutto nuovo” dice. “Porterò questa esperienza in Parlamento”.

Per sconfiggere razzismo e discriminazione bisogna “collaborare con le comunità straniere”, secondo Tesfaiesus, che promette di non parlare “di loro, ma con loro”. Anche perché in Germania, sottolinea, le cose devono cambiare: “Il Paese deve farsi carico del problema dell’immigrazione, non lasciarlo solo a Italia e Grecia, ma risolverlo a livello europeo, con una politica comune”.

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Tesfaiesus non fa politica da una vita. Si è iscritta al partito dei Verdi dieci anni fa ed è la prima volta che si è candidata a livello nazionale. Dice di averlo fatto per senso del dovere, dopo la strage di Hanau del febbraio 2020. L’uccisione di nove persone in alcuni bar frequentati da cittadini di origine turca da parte di un estremista di destra, ricorda, “ha cambiato tutto”. Lavorava già per i migranti e gli ultimi ma dopo quell’episodio si è “sentita nel mirino”.

Fino ad allora credeva di essere “una migrante che ce l’aveva fatta”, dice: “Guadagnavo e crescevo i miei figli in Germania, mi sentivo tedesca a tutti gli effetti, ma dopo quegli spari ho pensato di dover cambiare Paese”. Poi ha sentito di dover rispondere e agire, almeno per i suoi bambini, per far vedere a loro che “non avevo ignorato il problema”. È così che ha deciso di entrare in politica: “Non potevo mollare tutto o girarmi dall’altra parte, altrimenti avrebbero vinto loro”.

Molte comunità di origini africane che vivono in Germania non sono fiduciose quanto Tesfaiesus. “L’Africa non è in agenda, non andremo a votare” dicevano i rappresentanti prima delle elezioni. “Capisco la loro rabbia ma bisogna cambiare mentalità” commenta la deputata. “Concentriamoci sulla vita qui, sulle difficoltà che gli africani affrontano ogni giorno”.

Tesfaiesus sa che è un discorso complicato, perché “c’è differenza tra chi è cresciuto lì e chi in Germania come me”. Su questo punto, la deputata non ha problemi a dire che il suo legame con l’Africa “è meno intenso. In Eritrea torno poche volte e quando sono ad Asmara capisco di essere tedesca”. La connessione con il Paese africano allora è più di tipo culturale: “È la lingua che parlo con i miei genitori, è il cibo che mangio con i miei fratelli, ma le mie radici ora sono in Germania”.

C’è poi un legame più ampio, con il continente e le sue comunità, “non con un Paese specifico”. L’etichetta che Tesfaiesus vuole indossare, dice, è una sola: “Io sono una donna nera”.
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