Su un totale di poco di 41,5 milioni di dichiarazioni dei redditi oltre 23 milioni di contribuenti dichiarano redditi annuali lordi inferiori a 20.000 euro e, ancora, circa 10 milioni dichiarano redditi annuali lordi inferiori a 7.500 euro. All’opposto, solo poco di 500.000 contribuenti dichiarano redditi annuali lordi superiori a 100.000 euro. Questi (come emerso ieri al videoforum ItaliaOggi-Cnpr sulle riforme del governo Draghi) alcuni dei dati delle dichiarazioni dei redditi relative all’anno d’imposta 2019. Semplicisticamente potrebbe affermarsi che gli italiani sono un popolo di evasori ma, evidentemente, questo è solo parzialmente vero; i numeri evidenziano l’importanza della riforma dell’Irpef di cui alla recente Legge Delega e, ancor prima, del lavoro effettuato dalle Commissioni Finanze riunite di Camera e Senato. La Legge Delega, secondo considerazioni unanimi , appare troppo ampia e in troppi punti indefinita ma questo potrebbe essere anche un valore aggiunto in quanto consentirebbe al Parlamento di muoversi in maniera piĂą libera all’interno del perimetro della stessa. Tuttavia, la riforma dell’Irpef è solo un pezzo di una piĂą ampia e necessaria rimodulazione dell’intero sistema fiscale italiano che deve, opportunamente, adeguarsi ad una situazione economica ben diversa rispetto a quella che ha dato vita all’attuale assetto e che non può tradursi in una mera rimodulazione e o soppressione di alcune aliquote del sistema progressivo. Questo anche perchĂ©, ormai, buona parte del gettito sfugge alla progressivitĂ dell’imposta attraverso meccanismi di imposizione sostitutiva (i.e. cedolare secca, rendite finanziarie). Serve, pertanto, che la riforma dell’Irpef sia accompagnata da una completa revisione dell’intero sistema fiscale , con particolare riferimento al tema della razionalizzazione e semplificazione degli adempimenti il cui minor costo di gestione impatterebbe sui contribuenti molto piĂą che la riduzione di qualche punto percentuale di aliquota d’imposta nonchĂ© al piĂą ampio sfoltimento delle c.d. micro-imposte che, spesso a fronte di gettito veramente esiguo, impegnano contribuenti e amministrazione finanziaria nella loro gestione, evidentemente antieconomica. Parimenti, occorrerebbe mettere a fattor comune e rendere sistematiche una serie di norme di agevolazione sparse nei meandri di singole disposizioni normative piuttosto che frutto di ripetute riproposizioni con una tecnica normativa di mero richiamo che spesso e volentieri genera non pochi problemi agli operatori (i.e. disciplina in tema di rivalutazione di quote e terreni edificabili). Non da ultimo, appare fondamentale l’adeguamento della disciplina sull’accertamento, con contestuale rimodulazione del sistema delle sanzioni, anche di natura penale, con l’inasprimento di quelle relative alle fattispecie dolose di frode, evasione e sottrazione al pagamento delle imposte e l’alleggerimento di quelle conseguenza di meri inadempimenti di natura formale o, comunque, non dipendenti da volontĂ del contribuente. Un approccio di questo genere finirebbe per dare una spinta decisa verso la c.d. lotta all’evasione. L’intero sistema, infine, dovrebbe essere improntato verso meccanismi organici e stabili finalizzati alla crescita dell’economia attraverso l’incentivazione di nuovi investimenti ed iniziative produttive piuttosto che di attrazione di investitori esteri. Ma c’è un tema, che va oltre qualsiasi Legge Delega, che interessa piĂą di tutto: il sistema deve essere stabile e chiaro. Il contribuente deve poter contare su una norma che non muta con cadenza periodica ristretta al fine di poter efficacemente pianificare i propri scenari economici. Parimenti, le norme devono essere scritte in maniera chiara e non esporsi a dubbi interpretativi defatiganti, per il contribuente e l’amministrazione finanziaria. L’aumento esponenziale delle istanze ad interpello presentate dai contribuenti all’Agenzia delle entrate (778 risp oste alla data del 12.11.2021 a fronte di 643 nell’intero 2020, 538 nel 2019 e 166 nell’intero 2018) è l’indice inequivocabile della esigenza di stabilitĂ interpretativa di cui il contribuente non può piĂą fare a meno e che deve rappresentare uno dei capisaldi del rapporto fra Fisco e cittadino.
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