Giovani, in Lombardia Bolognini battezza la ‘prima legge unica’ regionale

MILANO – Raccordare gli interventi di Regione Lombardia a sostegno delle politiche giovanili. Promuovere il protagonismo giovanile e incidere sulle aree di criticità come i “230mila giovani Neet lombardi” (ossia non impegnati in attività di studio o lavoro nè in ricerca). Creare sinergie più forti coi territori, il privato sociale e il mondo profit. Li sintetizza così, parlando con la Dire, gli obiettivi della “prima legge regionale sui giovani” l’assessore del Pirellone Stefano Bolognini.

La neonata in giunta, che dovrebbe essere approvata in consiglio “entro febbraio”, stanzia 3 milioni di euro per 3 anni (con possibilità di prosecuzione negli anni successivi, garantisce Bolognini) e sarebbe “la prima legge” organica in materia perchè, spiega l’assessore, prima d’ora mancava il raccordo tra le iniziative di Regione Lombardia a sostegno delle politiche giovanili.

Bolognini elenca: “La dote scuola, i fondi per inserimento lavorativo, attività culturali, start-up, gli interventi di calmierazione dei prezzi del Tpl e pagamento dell’affitto. Questi interventi vanno nella stessa direzione”, con questa legge “si cerca di raccordarli maggiormente” per avere “risultati più profondi e più strutturati” e quindi “di potenziarli”.

“Pensiamo- prosegue- agli Informagiovani (sportelli comunali per l’orientamento, ndr) “molti non sanno che ci sono o non vengono utilizzati a pieno” perciò, da parte di Regione “c’è l’impegno per una messa in rete, un aggiornamento e un rafforzamento”. Destinatari del provvedimento sono giovani residenti tra i 15 e i 34 anni: “Oggi in Lombardia- dichiara l’assessore- c’è un certo dinamismo per quanto riguarda il protagonismo giovanile, sia a Milano che nelle altre province”, inoltre la regione “attrae molti giovani che qui vengono a studiare o avviare un’impresa”.

Per scrivere il testo, quindi, l’assessorato racconta di avere organizzato “una trentina di incontri” chiamando “oratori, forum del terzo settore, Coni, Confcommercio, associazioni del mondo della disabilità, associazioni di categoria del mondo giovanile e universitario”. Ciò detto, “non abbiamo la pretesa di incontrare tutti i 2 milioni di giovani lombardi” ma “raccogliere idee e bisogni” era, secondo Bolognini, la cosa giusta da fare dal momento che “i giovani sono consapevoli e preparati negli ambiti di loro interesse”.

Perciò “entro i limiti di ciò che è traducibile in percorsi amministrativi” la pubblica amministrazione deve tenerne conto e ingaggiarli, dice, andando all’attacco del governo che, invece, scrivendo i progetti del Pnrr, non l’avrebbe fatto. Tra i temi di intervento ci sono i classici ambiti delle politiche giovanili: il lavoro, la formazione, l’istruzione, ma anche la sostenibilità ambientale.

“Ci stiamo interrogando oggi sugli ambiti in cui impiegare maggiormente questi fondi. Sicuramente il rafforzamento delle reti presenti sul territorio a livello comunale, di ambito sovracomunale, anche in termini di servizi sociali, è una priorità”. In buona compagnia, poi, “sul tema della formazione, dell’orientamento e della partecipazione dei giovani” il leghista immagina “forme artistiche, tra tecnologia e arti figurative”, quali “altri ambiti di intervento di questa legge”.

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