Da Uman al Donbass, la salvezza viaggia su un pulmino bianco

ROMA – “Dall’Europa stanno arrivando molti aiuti, in particolare a Leopoli, ma il problema è come distribuirli nelle altre città ucraine e farli arrivare alla gente nei rifugi: noi ci proviamo, anche se siamo pochi e spesso ci ritroviamo sotto i bombardamenti”. Padre Oleh Ladnyuk, un cappellano militare, parla con l’agenzia Dire mentre è in viaggio dal Donbass in direzione della città di Dnipro.

“Stiamo trasferendo persone che a Lysychansk sono rimaste nei rifugi sotterranei per più di sette giorni” dice, condividendo una fotografia con donne e bambini accanto al suo pulmino bianco, con una croce rossa sul parabrezza e una gialla sul cofano. “Lì il fronte del Donbass è a due passi e ormai non ci sono più quartieri sicuri, come pure a Severodonetsk, dove in settimana abbiamo rischiato perché i bombardamenti sono cominciati mentre ci stavamo spostando”.

LEGGI ANCHE: Ucraina, Zelensky: “Questa guerra è contro l’Europa”

Padre Ladnyuk, 40 anni, studi in Italia, è un salesiano. “Forse non ho paura perché sono anche un cappellano militare” scherza al telefono. “Il nostro problema, mio, del parroco che lavora con me e di altri confratelli, è come garantire la catena degli approvvigionamenti: da Leopoli arrivano a Uman, nella regione centrale di Cerkasy, in una chiesa greco-cattolica che è diventata un punto di riferimento; poi ripartono in direzione di Kiev verso nord, di Odessa verso sud oppure di Kharkiv e di Dnipro verso est”.

Secondo padre Ladnyuk, al lavoro di distribuzione e consegna partecipano religiosi sia cattolici che ortodossi, peraltro di riti differenti. “Non ci sono divisioni su questo” sottolinea: il problema è che siamo pochi e che spostarsi è sempre più pericoloso”.

Difficile capire se la politica possa riconquistarsi uno spazio. Oggi il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron hanno avuto un colloquio telefonico con il capo di Stato russo Vladimir Putin, al quale hanno chiesto una tregua e “l’inizio di una soluzione diplomatica”. Secondo padre Ladnyuk, “tentativi di questo tipo vanno appoggiati in tutti modi affinché sia possibile proteggere la vite delle persone”.

Vista dall’Ucraina centro-orientale, però, la tendenza è di segno opposto. “Nei giorni scorsi ci sono stati bombardamenti anche dopo l’annuncio dell’apertura di corridoi umanitari” denuncia il cappellano. “L’impressione è che da parte russa si voglia costringere il governo del presidente Volodymyr Zelensky non tanto a un compromesso quanto a una capitolazione”.
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