I partiti depositano i simboli. E Mastella batte Calenda al fotofinish

ROMA – È il Partito liberale Italiano (Pli) il primo a depositare il simbolo e contrassegno in vista delle elezioni del 25 settembre. In prima fila davanti al ministero dell’Interno, “dalle 10 della mattina di ieri”, lo conferma Giulia Pantaleo, segretario generale della Gioventù liberale italiana. “Siamo qui molto emozionati per riaffermare che i liberali esistono ancora e militano ancora nel partito liberale”, dice la giovane dirigente. “Siamo testimoni di cento anni di storia, quest’anno è il centenario, di cui spesso molti si appropriano, basti pensare a Calenda o alla Bonino o a Berlusconi”.

MASTELLA IN CODA DALL’ALBA: “SONO IO L’EREDE DELLA DC”

“L’ultimo erede dei valori della Democrazia Cristiana”, al contrario di “Carlo Calenda o Matteo Renzi”, che “è addirittura macroniano, tutt’altra cosa rispetto alla Dc”. Il sindaco di Benevento Clemente Mastella, più volte ministro e decano della politica nazionale, si definisce così mentre si reca al ministero dell’Interno per depositare il simbolo del suo partito in vista delle elezioni anticipate del 25 settembre: Mastella-Noi di centro-Europeisti. Al centro del programma della formazione del primo cittadino, in fila davanti al Viminale “dal 1976”, scherza Mastella con i cronisti, “l’atlantismo e soprattutto l’attenzione per il Sud, di cui nessuno parla”.

PAPPALARDO CARICA I GILET ARANCIONI: VOGLIO ROMA COME LA MECCA

“Siamo una brutta sorpresa contro il golpe estivo, con le elezioni organizzate mentre la gente è al mare, una cosa indegna per un Paese democratico”. Il generale Antonio Pappalardo ha le idee chiare mentre si avvia sulle scale del ministero dell’Interno a depositare il simbolo del suo partito in vista delle elezioni anticipate del 25 settembre, i Gilet arancioni, “che hanno cercato di fare fuori – accusa – ma non ci sono riusciti”.

Prospettive principali della formazione di Pappalardo: “Ricordare al mondo che siamo il centro della cristianità e così rilanciare la centralità dell’Italia”. Quindi, “Roma città santa, dove recarsi in pellegrinaggio come i musulmani fanno con la Mecca”. E poi “l’Italia Paese della pace, che proprio non può permettersi di fare una cosa come mandare le armi all’Ucraina. È una scelleratezza”.

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