L’internazionalizzazione per contrastare la crisi

“L’internazionalizzazione può essere un veicolo per poter fronteggiare quel vento di crisi che purtroppo si abbatte sul nostro paese. In questo contesto bisogna cogliere le opportunità, farlo con tanta volontà, con professionisti adeguati e con le istituzioni preposte a tale obiettivo”. Così Giovanna Palermo Di Meo, presidente della Commissione Internazionalizzazione dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Isernia in occasione del forum promosso dall’Odcec sull’internazionalizzazione e le aziende molisane.

“Sono imprese che provano a misurarsi con l’estero tramite un processo di internazionalizzazione. Per farlo, sono necessari professionisti che siano perfetti advisor e che possano accompagnarli in questo processo, cogliendo al meglio le misure e gli strumenti messi a disposizione per favorire questo percorso. Le aziende molisane hanno specificità che vanno esaltate e portate all’attenzione dell’estero”.

Per Felice Ruscetta, presidente ADR, “internazionalizzare vuol dire anche avere e creare una maggiore efficienza all’interno dell’azienda, con un’organizzazione migliore sia sul mercato nazionale che internazionale. Le aziende che si organizzano per andare all’estero possono lavorare meglio e conquistare nuovi mercati anche in ambito nazionale”.

Secondo Filippo Maria Invitti, presidente dell’Osservatorio internazionale Odcec Roma, “è importantissimo il ruolo dei commercialisti, che sono mediatori professionali, conoscono gli strumenti che possono essere offerti dalle aziende e affiancano l’impresa in un percorso difficile e complesso ma sicuramente importante e irrinunciabile per rimanere al passo con i mercati e la globalizzazione. Bisogna verificare quali sono le aree verso cui le imprese molisane potranno indirizzare la loro attività e quale può essere la funzione che i professionisti garantiscono al fianco delle stesse. Il commercialista deve avere conoscenze nell’ambito dell’area finanziaria, dell’area marketing, dell’area societaria e fiscale e non solo. Deve essere un professionista a 360 gradi e questo può avvenire solo attraverso la formazione, per conoscere più da vicino quali sono i passi da fare per un corretto processo internazionalizzazione”.

“Le grandi imprese viaggiano da sole, ma è importante che le aziende piccole e medie si facciano assistere da un professionista valido come il commercialista nel loro processo internazionalizzazione sia verso l’esterno, andando su mercati stranieri da un punto di vista commerciale e con la delocalizzazione produttiva, sia all’interno, creando le strutture e le opportunità per far venire in Italia le imprese estere, sia dal punto di vista commerciale che strutturale e produttivo”, ha spiegato Michele de Tavonatti, presidente Odcec Brescia.

“Per questo motivo, la formazione va strutturata in maniera diversa: va costruita una rete di professionisti che possa essere adeguata da un punto di vista informativo e di conoscenza della fiscalità o della gestione dell’apertura di branch all’estero. In più sono necessarie corrispondenze con colleghi e professionisti esterni per fare da trait d’union per quelle imprese che volessero venire in Italia. Il made in Italy merita iniziative di questo genere”.

In conclusione, per il presidente dell’Ordine dei commercialisti di Napoli Vincenzo Moretta, “l’internazionalizzazione è sicuramente un’attività specialistica del dottore commercialista e bisogna rivolgere ad essa tanta attenzione: consente di entrare in paesi emergenti ed è importante che chi ha bisogno di investire sia accompagnato. In quest’ottica la figura del commercialista è centrale in questa tipologia di attività perché ha le competenze e la specializzazione giusta per poterlo fare”.

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