Niente rinvii per la riforma delle procedure che regolano la crisi d’impresa e l’insolvenza. La tabella di marcia disegnata dal Dlgs 14/2019 verrà rispettata a cominciare dalla scadenza del prossimo 16 dicembre, perla nomina degli organi di controllo interno da parte di circa 50mila società a responsabilità limitata. Nessun slittamento anche per le nuove procedure d’allerta che scatteranno, come da programma, il 15 agosto 2020, per tutte le imprese, anche quelle più piccole. Il ministero della Giustizia.che in questi giorni sta mettendo a punto il Digs correttivo del Codice della crisi, non ha infatti intenzione di far slittare ne il termine per l’adozione degli organi di controllo, ne quello per l’entrata in vigore dell’intera riforma, compreso il nuovo sistema di allerta cui è affidato il compito di anticipare l’emersione delle situazioni di difficoltà. Non verranno quindi accolte le richieste di prevedere tempi più lunghi. Il Digs correttivo dovrebbe invece intervenire sulle soglie che fanno scattare l’allerta esterna da parte dell’agenzia delle Entrate (articolo 15 del Dlgs 14/2019). Verranno inoltre riviste le regole per il primo popolamento del nuovo Albo dei cura tori, liquidatori e commissari giudiziali. I criteri per l’accesso di chi oggi ha già ricevuto incarichi di questo tipo, diventeranno meno stringenti rispetto a quelli attuali che consistono nell’aver ricevuto quattro incarichi in quattro anni. La revisione non sarà però inserita nel decreto correttivo, ma in un altro provvedimento legislativo di più veloce approvazione per consentire il varo entro marzo 2020 del decreto ministeriale incaricato di fissare le regole di iscrizione e gestione dell’Albo. Il varo del Dlgs correttivo richiederà infatti qualche mese. Il calendario annunciato dal capo dell’ufficio legislativo del ministero della Giustizia, Mauro Vitiello, durante il convegno indetto a Roma la settimana scorsa dal Centro crisi della Scuola di Management ed economia dell’università di Torino, prevede che il provvedimento venga presentato alle amministrazioni concertanti a metà novembre, per poi essere portato in Consiglio dei ministri a dicembre. Dopo il passaggio parlamentare per i pareri (non vincolanti) delle commissioni competenti, il Dlgs dovrà tornare al Consiglio dei ministri per l’ultima e definitiva approvazione. La prima scadenza a non cambiare riguarda la nomina degli organi di controllo delle Sri che hanno superato per due esercizi consecutivi almeno uno dei parametri fissati a giugno dalla legge di conversione del DI 32/2019, (lo Sblocca-cantieri); 4 milioni di attivo, 4 milioni di ricavi e 20 dipendenti. Commercialisti e imprese avevano chiesto un rinvio di qualche mese, per far coincidere la nomina con il varo dei bilanci ed evitare la designazione di soggetti che diventano responsabili per l’esercizio precedente. Ma, a non essere accolta (se il ministero non cambierà orientamento), sarà anche la richiesta di avvio graduale delle procedure d’allerta, prevedendo per le piccole imprese un rinvio del termine del 15 agosto 2020. II nuovo sistema di allerta costituisce un elemento cardine della riforma disegnata dal Codice della crisi poiché dovrà permettere una rilevazione precoce dei segnali di difficoltà, favorire l’adozione di misure tempestive, in modo da aumentare le chance di risanamento e di salvaguardia della continuità aziendale. La richiesta di un avvio soft mirava a due obiettivi: da una parte ridurre l’impatto sulle aziende di minori dimensioni, che dovranno affrontare cambiamenti organizzativi e gestionali profondi per essere in grado di cogliere i segnali di crisi sulla base degli indici messi a punto dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e, dall’altra, evitare il rischio di ingolfamento per i nuovi organismi di composizione (Ocri) che opereranno presso le Camere di commercio con il compito di gestire le allerte e aiutare le aziende a superare le difficoltà: un numero eccessivo di segnalazioni potrebbe infatti impedirgli di operare al meglio, vanificando, di fatto, l’intero sistema di rilevazione anticipata. Un rischio che, però, secondo il ministero della Giustizia non esiste poiché, nella prima fase le allerte arriveranno solo dall’interno (organi di controllo e amministratori) e non anche dall’esterno e cioè dai creditori pubblici qualificati (Inps, agenzia delle Entrate e agente della Riscossione). Nel primo decreto correttivo dovrebbe invece trovare spazio una revisione del concetto di crisi che si avvicinerà a quello di insolvenza. Il ministero intende invece rinviare le modifiche di maggior peso e soprattutto quelle al sistema dell’allerta a un secondo decreto correttivo da varare dopo il 13 agosto 2020, alla luce di quanto emergerà dall’applicazione concreta della riforma.
Crisi d’impresa, niente proroga per allerta e organi di controllo
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