Un commercialista su tre ha un sito per promuovere lo studio

Un commercialista su tre ha un sito web dedicato allo studio professionale. Uno su cinque ha una pagina social riservata alla promozione dello studio. In generale, solo il 4% del tempo lavorativo dei commercialisti viene dedicato ad attività di marketing. Gli argomenti sono stati trattati durante il terzo forum dei commercialisti, organizzato da ItaliaOggi, che si è concluso ieri. L’analisi dell’impatto della digitalizzazione sull’organizzazione degli studi è stato al centro della tavola rotonda andata in scena lo scorso 14 gennaio, a cui hanno preso parte Andrea Fradeani, professore all’università di Macerata, Nicola Riello, fondatore della Riello investimenti, Paolo Crini di Nexi e il presidente dell’Associazione nazionale commercialisti Marco Cuchel. La comunicazione ai tempi dei social network, invece, è stata la protagonista della tavola di ieri, che ha visto la presenza di Claudio Borato del Politecnico di Milano, l’avvocato Giovanna Raffaella Stumpo consulente di comunicazione per gli studi da vent’anni, Daniele De Paoli del garante privacy e Riccardo Pirrone, social media manager di Taffo funeral services e altre realtà aziendali. «Il 32% degli studi analizzati ha già in essere un sito web», ha affermato Rorato, che è il responsabile dell’osservatorio professionisti e innovazione digitale del Politecnico, «il 25% è propenso a introdurlo, il 12% non sa cosa sia e il restante 31% non ha interesse a dotarsene. Per quanto riguarda i so cial», continua Rorato, «il 22% ha una pagina dedicata, il 20 vuole introdurla, il 16 non conosce lo strumento e ben il 42% non reputa interessante e redditizio aprire un profilo promozionale». L’interesse della categoria su questi temi non sembra elevatissimo, almeno secondo la rilevazione dell’Osservatorio su circa 2 mila studi interrogati. Questo nonostante «l’80% dei clienti individua i consulenti professionali guardando il loro sito web», ha spiegato Giovanna Stumpo. «Il 59% arriva a conoscerli tramite social network. Il vantaggio di questo ultimo strumento è quello di rendersi facilmente reperibili e poter ascoltare i propri clienti, dando l’idea di mostrarsi accessibili». L’utilizzo dei dati per profilare la clientela è stato uno degli argomenti cardine delle due tavole. Secondo Marco Cuchel: «la categoria ha a disposizione una mole importante di dati da utilizzare per questo obiettivo, ma bisogna stare attenti alle violazioni al Gdpr. Comunque, siamo noi ad aver digitalizzato il fisco di questo paese. Quindi, come sempre, sapremo sfruttare al meglio anche questa tecnologia».

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