Professionisti, al via i primi pagamenti dei 600 euro

Sfondato («abbondantemente») il «tetto» dei 333.333 «gettoni» da 600 euro previsti dal decreto «Cura Italia» (18/2020) in favore dei professionisti, i primi pagamenti di chi ne ha fatto richiesta collegandosi, dal primo aprile, ai siti della Cassa previdenziale d’appartenenza, scatteranno «da domani». E, nel frattempo, sul tavolo del ministero del Lavoro arriva (col «report» sulle istanze di accesso al sussidio pubblico processate e ammesse al contributo) pure la sollecitazione al rifinanziamento del fondo (da 200 milioni) e l’invito a «trovare una soluzione per aiutare gli Enti che, chiamati ad anticipare le indennità, dovessero riscontrare problemi di liquidità nell’erogazione degli importi», in considerazione degli investimenti patrimoniali in corso. È il presidente dell’Associazione dei 20 Istituti pensionistici privati (l’Adepp) Alberto Olive ti a tirar le somme sulla prima settimana dall’avvio della presentazione delle domande per il «bonus»: l’operazione andrà avanti fino a fine mese e in virtù del superamento del «plafond», con la prospettiva che i beneficiari siano oltre 420.000 (coloro, cioè, che hanno dichiarato nel 2019 un reddito inferiore ai 35.000 euro, o che con entrate dai 50.000 euro in giù possano attestare un calo dei guadagni di 1/3 nei primi mesi del 2020) è stata espressa la disponibilità del comparto ad anticipare le «eccedenze», purché lo Stato fornisca garanzie su un «rapido ristoro». Alla Cassa forense son pervenute più di 130.700 richieste (su una platea di oltre 234.000 legali). Una «fetta», però, si apprende, verrà esclusa perché, sebbene la norma chiarisca che il criterio cui attenersi è quello del reddito complessivo, alcuni fanno riferimento a quello professionale per la (sola) attività d’avvocato. Nel frattempo, cade nel vuoto l’ipotesi di impiegare «fino al 20%» dei rendimenti finanziari degli Enti nell’ultimo quinquennio per iniziative di welfare nell’emergenza Coronavirus: il «niet» all’emendamento del senatore del Pd Tommaso Nannicini sarebbe giunto dal ministero dell’Economia e dalla Ragioneria generale dello Stato, un esito che amareggia (ma non sorprende) Oliveti, perché «ci troviamo nel paradosso, anacronistico, specie nella condizione attuale, che le Casse hanno un eccesso di provvista cui i giovani iscritti non possono addivenire. Ne usufruisce la fiscalità generale», scandisce, con riferimento alla tassazione al 26% sui ricavi da investimento, «ma le nostre categorie, che potrebbero averne bisogno, non possono accedervi». Ad avvantaggiarsi di misure «ad hoc» per supportare la liquidità e agevolare l’accesso al credito, infine, saranno i dottori commercialisti: come anticipato su ItaliaOggi del 7 aprile 2020, la loro Cassa (Cnpadc) punta così a «preservarne» l’esercizio della professione, dice il presidente Walter Anedda, «compensando il costo di ricorso al prestito bancario». 

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