Boom degli smart workers: da 570mila a otto milioni di addetti

L’emergenza sanitaria si è trasformata in un trampolino per la transizione verso il lavoro agile. Lo smart working si è dimostrato uno strumento utile e affidabile, che ha tutelato i lavoratori riducendo gli spostamenti durante il momento più critico della pandemia. Nel pieno del lockdown sono stati circa 8 milioni i lavoratori che hanno operato a distanza. Un boom importante che mostra un dato insindacabile: questo strumento funziona. Abbandonarlo ora, con l’emergenza sanitaria in regressione, sarebbe insensato. Lo smart working può essere la strada da seguire per un futuro più digital, un asso nella manica per tante aziende che puntano ad orientarsi verso un’economia più smart e al passo con i tempi.

 “Questi mesi trascorsi in isolamento forzato dalle misure di sicurezza hanno fatto riscoprire l’opportunità del lavoro agile, ovvero “smart working”. Per le professioni economiche contabili, questo periodo di allontanamento forzoso dagli uffici, ha visto un ampio ricorso degli studi professionali, i quali sono stati i meno impattati dai provvedimenti di sospensione, essendo stati ritenuti servizi essenziali per il mantenimento del sistema economico sociale. La relazione con il cliente dello studio professionale, si spostata a distanza, ma oltre al tradizionale mezzo comunicativo del telefono, si è aggiunta l’opportunità di un confronto a distanza, grazie alla grande diffusione dei sistemi di videoconferenza, che consentono maggiori dinamicità nella relazione interpersonale, grazie all’opportunità di condivisione di schermi, documenti, e applicazioni, condivise in tempo reale”. E’ quanto sottolineato dal presidente dell’Istituto nazionale degli Esperti contabili, Giuseppe Scolaro.

“Le varie piattaforme di videocomunicazione – ha aggiunto – si sono diffuse rapidamente, anche grazie alla competitività degli abbonamenti, che consentono un utilizzo illimitato a costi annui nettamente inferiori ad una mensilità locativa di un ufficio. La rilevazione più aggiornata effettuata dal Politecnico di Milano, specifica che negli ultimi due mesi la popolazione lavorativa che svolge la sua attività ricorrendo a lavoro agile è passata dai 570 mila addetti nel periodo pre-Covid agli 8 milioni di addetti nel periodo del lockdown. Un multiplo di crescita di 16 volte nello spazio di poche settimane”.

Per Andrea Benetti, direttore dell’Istituto nazionale degli Esperti contabili: “Il livello di digitalizzazione delle aziende crea valore aggiunto nell’approccio delle imprese ai nuovi mercati e gli esperti contabili sono in grado di tracciare nuovi e più efficienti modelli di lavoro. In questi mesi di grande sconvolgimento abbiamo osservato grande frammentazione causata da susseguirsi di interventi fiscali del governo. Abbiamo ricevuto tantissime richieste di chiarimenti e abbiamo chiaro il polso della situazione. Sappiamo, ad esempio, che sarà molto difficile per le imprese procedere al pagamento di circa 29 miliardi di scadenze fiscali entro il 30 giugno. Occorre uno slittamento che va gestito e rapportato all’erogazione della liquidità che le banche concederanno alle aziende”.

Una delle principali preoccupazioni che l’attuale emergenza sanitaria ha sollevato è certamente l’innesco di una profonda e generalizzata crisi economico-finanziaria

“Gli effetti del Covid -19 stanno pregiudicando l’intero tessuto imprenditoriale e professionale del nostro Paese. Considerata l’acclarata impossibilità del Governo di intervenire nell’erogare ingenti contributi di liquidità a fondo perduto – ha sostenuto il professor Elbano de Nuccio, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Bari e docente di Contabilità e Bilancio dell’Università “Jean Monnet” -, l’unico modo per intervenire, cercando di ridurre la tensione finanziaria che attanaglia imprese e professionisti, è spostare l’attenzione sul fronte dei debiti. Una misura di sostegno finanziario per le imprese in difficoltà potrebbe essere, infatti, un accordo con il fisco per spalmare i debiti tributari consolidati al 23 febbraio 2020 in 20/30 anni. Il provvedimento rappresenterebbe, infatti, una ghiotta e irripetibile occasione per dare ossigeno ai contribuenti oberati dai debiti con un meccanismo di premialità volto a riconoscere una riduzione del debito tributario, in misura inversamente proporzionale alla tempistica di pagamento. Della serie prima paghi più risparmi”.

“Tra l’altro – ha aggiunto De Nuccio -, con la concessione di rateizzazioni più lunghe per il pagamento dei debiti fiscali, ci sarebbe da un lato un evidente vantaggio anche per l’erario che inizierebbe ad incassare immediatamente i propri crediti, con conseguenti benefici per la liquidità del bilancio statale, dall’altro verrebbe scongiurato il rischio di mancato recupero dei crediti tributari per effetto del fallimento dei contribuenti”.

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