La fiscalità sia un investimento

La riforma fiscale può diventare terreno fertile per la ripresa del dialogo tra il governo e i professionisti.  E’ quanto emerso nel corso del XVII Convegno nazionale “Obiettivo futuro – Professioni politica e istituzioni a confronto per la tutela dei cittadini” organizzato dall’Associazione nazionale commercialisti presieduta da Marco Cuchel. A patto, però, che il modus operandi in continua emergenza, dettato dalla crisi pandemica del Covid-19, inizi a cedere il passo a una programmazione che preveda il coinvolgimento reale di tutti gli attori di questo processo innovativo. “Il nostro Paese sta per affrontare un percorso importante di riforma delle politiche fiscali. Ha già fatto un passo in avanti individuando come primo pilastro della riforma l’approvazione del “Family act”. Ecco, ad esempio, perché proponiamo la decontribuzione delle spese per la formazione e l’istruzione. Lavoriamo alla costruzione di una cittadinanza attiva di cui tutta la collettività potrà godere. L’assegno unico universale, per citare un altro esempio, è un altro strumento di semplificazione e chiarezza. Serve un approccio nuovo che riconosca la fiscalità come investimento. E’ la chiave di volta per la costruzione di Patto di alleanza che consenta al nostro Paese di poter ripartire con il segno più”. Questo il messaggio inviato dal ministro alla Famiglia e alle Pari opportunità, Elena Bonetti, ai relatori e agli ospiti in apertura del Convegno.  “Lavoriamo altresì a politiche del lavoro che riconoscano un approccio innovativo e produttivo di valore e non assistenziale – ha proseguito la titolare del dicastero alla Famiglia – attraverso la decontribuzione per le assunzioni degli under 35 e delle donne in tutto il Paese. Dobbiamo promuovere una nuova fiscalità per incentivare il lavoro femminile”.

Un dialogo franco e costruttivo quello ha caratterizzato il webinar dove non sono state risparmiate importanti rivendicazioni. “Operare in questo momento di emergenza – ha sottolineato Cuchel – implica pesantissime responsabilità. Basta leggi delega. Serve un riordino complessivo della materia promuovendo tavoli tecnici che siano in grado di riportare l’equità fiscale e la pari dignità tra fisco e contribuenti. Tutti i decreti emergenziali e i nuovi decreti ristoro, adottati a distanza di 10 giorni l’uno dall’altro, e si parla di una quarta e quinta versione dei decreti stessi, sono fonte di grande difficoltà. Ci mettiamo sempre al servizio di imprese e famiglie per sostenerli ma dobbiamo dire che la nostra disponibilità e prontezza a recepire le modifiche innovative non è ripagata nei fatti dalla considerazione che meritiamo da parte del governo. Non vediamo riconosciuto questo nostro ruolo in fase consultiva e colleghi che stanno lavorando in piena emergenza Covid non possono nemmeno curarsi come si deve. La risposta dell’Agenzia delle Entrate su quest’ultimo aspetto è burocratica e ci lascia perplessi perché il diritto alla salute deve essere riconosciuto anche a noi commercialisti. Abbiamo chiesto almeno 30 giorni di moratoria per chi è colpito da pandemia per adempiere alle scadenze di lavoro. Contiamo centinaia di colleghi in quarantena, ricoverati o deceduti. Meritiamo di poter lavorare in serenità, curarci e mantenere il nostro lavoro per evitare di perdere i clienti. Mi auguro che al più presto diventi legge il Ddl ‘Malattia e Infortunio’ che ci vede in prima linea da oltre 20 anni a portare avanti questa proposta che metta la parola fine all’ingiustizia perpetrata nei confronti dei professionisti”.

Il tema del mancato ascolto è stato ripreso anche da Luigi Pagliuca, presidente della Cassa di previdenza dei ragionieri commercialisti e degli esperti contabili: “Troppo spesso si guarda ai professionisti come categoria privilegiata. Siamo indispensabili quando c’è da lavorare e ultimi in graduatoria quando si tratta di misure di sostegno. Ci troviamo di fronte a governi e legislatori che continuano a ignorarci. Eppure gestiamo il 75% delle aziende italiane.

La presidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro e del Cup, Marina Calderone, ha lanciato l’allarme: «Secondo i dati raccolti e analizzati dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, fra aprile e maggio scorsi, all’apice del lockdown primaverile, il 35,8% dei professionisti, ovvero più di un professionista su tre, ha visto dimezzato il proprio fatturato, in un contesto in cui il 79% degli studi ha subito una riduzione degli introiti. Nonostante le nostre ripetute richieste», ha aggiunto, «gli iscritti agli ordini sono sempre rimasti esclusi dai contributi a fondo perduto concessi a tutte le attività economiche. L’apertura del ministro dell’economia Roberto Gualtieri è sicuramente positiva e da tempo attesa, aspettiamo quindi di leggere il testo del decreto legge Ristori Quater».

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