Milano ricorda Milva, al Piccolo la scena è ancora una volta tutta sua

di Nicolò Rubeis

MILANO – “Ci vediamo questa sera, fuori dal teatro”. Era il 1982 e Maria Ilva Biolcati, in arte Milva, cantava così nel suo brano ‘Alexander Platz’. Oggi a Milano, fuori dal teatro Piccolo, quello che fu un po’ come la sua seconda casa e dove nacque un sodalizio trentennale destinato a passare alla storia con il regista Giorgio Strehler, ce n’era tanta di gente, pronta a salutare per l’ultima volta la ‘pantera di Goro’. 

Cantante, attrice, interprete prediletta da autori e compositori come Franco Battiato o Ennio Morricone. Ed è proprio a Milano, nella sua casa di via Serbelloni in pieno centro, che se ne è andata a 81 anni  ‘la Rossa’, chiamata così per il colore acceso dei suoi capelli, fonte d’ispirazione di una famosa canzone scritta per lei da Enzo Jannacci. Amata in Italia, ma anche in Germania e nel resto del mondo, Milva è a oggi l’artista italiana con il maggior numero (173) di album realizzati. 

“Era una persona che sprigionava fascino- il ricordo del sindaco Beppe Sala alla camera ardente allestita al Piccolo- una delle tante che non nascono qui ma che poi diventano profondamente milanesi”. 

Sala poi, si dice pronto a sostenere la richiesta presentata dalla consigliera Pd Diana De Marchi, ossia iscrivere Milva nel Famedio del Cimitero Monumentale: “Tutti i piu’ grandisono li’- commenta il primo cittadino- e’ giusto che ci sia anche lei”.

Presente anche la figlia, Martina Corgnati, critica d’arte, che si fa strada con commozione tra i ricordi della sua infanzia: “Quando avevo tre anni- racconta con la voce spezzata- abitavamo vicino a Torino, e mia madre provava con la sua band dentro al garage. Io ero piccola e andai da mio padre. Volevo che mi spiegasse cosa stava accadendo lì dentro”. 

Martina Corgnati, figlia di Milva

Milva, prosegue la figlia, “è rimasta nel cuore della gente attraverso qualche nota. Credo che su questo la musica, più di ogni altra forma di linguaggio, sia quella che più riesce ad arrivare in profondità, alle emozioni”. 

Il dolore per la sua scomparsa, lascia spazio al ricordo commosso che la città le ha voluto dedicare. “Spero che la ricorderanno nella maniera più giusta possibile- aggiunge- per quello che vedo qui posso dire che era molto più amata di quanto lei sapeva di essere”. 

E c’è chi è partito da lontano per portare un fiore sul feretro di Milva: “Sono venuto da Rimini- dice un giovane fan della ‘pantera di Goro’- mi sono alzato alle 3 e ho fatto con piacere il viaggio in treno. Milva non è semplicemente una cantante, o un’attrice. È l’arte della seconda metà del novecento italiano, quella con la ‘A’ maiuscola”. 

Con lui il ragazzo ha portato anche un 45 giri di ‘Vita’, brano del 1962 di Milva, un cimelio rarissimo: “Apparteneva a mia nonna- spiega- è da qui che è iniziata la mia passione per lei. La ritengo un’artista a 360 gradi, che ha fatto conoscere al pubblico la commedia musicale. E grazie a lei che ho conosciuto Strehler”. 

Tra la folla poi, tante persone più in là con gli anni, tutte con gli stessi occhi bagnati dall’emozione: “Mi ha accompagnato per 60 anni, ero un suo fan sfegatato- rivela un signore- La Liolà al teatro Lirico con Modugno, o le canzoni di Edith Piaf, splendide. Quanti ricordi. Adesso basta però, sennò mi commuovo”. 

Fuori dal teatro oggi, la scena è tutta per ‘la Rossa’. 

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