Turchia, Padre Monge: “Erdogan dittatore? Così lo si rafforza”

ROMA – Quella di Mario Draghi su Recep Tayyip Erdogan “dittatore” è stata “una frase infelice” che si è rivelata “un colpo da maestro” del presidente turco, che ora può cavalcare le “reazioni piccate” dei connazionali per puntellare un consenso “molto in calo”: così all’agenzia Dire padre Claudio Monge, direttore a Istanbul del Centro domenicano per il dialogo interreligioso e culturale. Il colloquio si tiene poche ore dopo la convocazione dell’ambasciatore Massimo Gaiani da parte del ministero degli Esteri di Ankara e dopo giorni di polemiche per un trattamento discriminatorio che Erdogan avrebbe riservato alla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, sua ospite martedì.Secondo padre Monge, “la frase di Draghi è stata profondamente infelice anche perché quando parli di ‘un dittatore’ metti in discussione le elezioni che lo hanno portato a essere dov’è”. Il direttore del Centro domenicano sottolinea che “in generale le reazioni in Turchia sono molto piccate perché indipendentemente dall’attuale popolarità di Erdogan, oggi in discesa, qui la gente difende molto l’identità e l’orgoglio nazionale”.

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La tesi è che “il colpo da maestro non lo ha fatto Draghi bensì Erdogan, che sta cercando di ricompattare un consenso molto in calo”. La dichiarazione del presidente del Consiglio italiano sarebbe stata “inutile” e “poco pensata, soprattutto per le sue conseguenze”. Yeni Safak, un quotidiano conservatore allineato al governo, oggi ha titolato: ‘I politici turchi reagiscono alle parole blasfeme di Draghi’. Tra gli hashtag in evidenza sui social network #ErdoganiDurduramazsiniz, traducibile come “nessuno può fermare Erdogan”. Padre Monge offre anche una lettura dell’episodio di martedì, quando a Von der Leyen è stato riservato un posto a sedere distante e defilato rispetto a Erdogan e al presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che si è invece accomodato in poltrona accanto all’ospite. “E’ stata una gaffe del protocollo dell’Ue, soprattutto dei gruppi di Michel e Von der Leyen” sottolinea il direttore del Centro domenicano: “Sono cose che bisognava prevedere prima e la risposta imbarazzata di Michel la dice lunga; si è trattato anche qui di un favore che l’Europa ha servito sul piatto a Erdogan in momento politico difficile”. Un’ultima battuta sul ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul per contrastare le violenze nei confronti delle donne. “Anche l’associazione dell’episodio di Von der Leyen con questa decisione del governo è stata fatta in Occidente ed è piuttosto tirata per i capelli”, dice padre Monge. “Qui tra i movimenti feminili non c’è stata una reazione così corale, semplicemente perché la gravità della situazione femminile va ben al di là della questione simbolica della poltrona di Von der Leyen”.
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