Biancaneve faccia ancora notizia, ma perché torna a teatro per dei ragazzini

BOLOGNA – Se fanno notizia (e discutere) due giornaliste americane sostenendo, in nome del politicamente corretto, che il bacio senza consenso del principe azzurro a Biancaneve non va bene, allora faccia notizia che domenica torna a teatro proprio lei, Biancaneve. E non perché si prende una rivincita sulla cancel culture, bensì perché in platea ci saranno ragazzini dai 6 ai 10 anni. Tra tante riaperture, più o meno sofferte e riconquistate, questa merita 5 minuti di ‘gloria’. È una bella cosa, si può dire?

Dopo mesi e mesi di lockdown, dad, videogiochi, occhi incollati a schermi e telefonini, bambini e ragazzi riconquistano uno spettacolo dal vivo e dal vero. Perché, oltre ad essere bello, è importante? Perché la magia del teatro ‘funziona’, riconnette ad una relazione di ascolto e coinvolgimento. Ingaggia, smuove, interpella. I bambini ne sentono la forza positiva e sono contenti. Staranno anche incollati ai loro monitor, ma a teatro son proprio rapiti. E, si direbbe, felici. Uno spettacolo (bello) nello spettacolo.

A Bologna c’è questo teatro per ragazzi dove si è spettatori dai due anni, dove il buio non fa paura: lì -per dirla con chi li ha accompagnati- i bambini (dopo tante restrizioni) sono “pieni di stupore, rapiti dalle note e dalle movenze dei bravissimi attori”. È appena successo: dal 7 al 12 maggio, il ‘Testoni’ ha ritrovato il suo giovanissimo pubblico in presenza; 14 spettacoli, 12 compagnie, tutto per loro piccoli ‘spettatori del futuro’. E domenica c’è appunto Biancaneve: ma stavolta il riflettore non sarà sul principe ROSO dall’improvviso dubbio amletico: bacio o non bacio? Simbolicamente -e forse qui Snowhite una rivincita se la prende- entra in gioco qualcosa di più. Non si tratta di riscrivere il finale della storia per adattarla alle esigenze dei ‘grandi’, ma di salvarla, portarla in fondo, anche cambiando qualcosa, ma senza tradire quel che è. Perché solo così ‘funziona’.

In questo ‘Biancaneve’ la recita non comincia: gli attori sono bloccati nel traffico, ma il direttore del teatro ha un’idea: “tanto è una storia che tutti conoscono”. Perché, ascoltata da bambini, è passata ed rimasta con la sua forza genuina. E allora chiede di interpretarla ai due tecnici che montano quello spettacolo e che si improvvisano attori.

In questa strana stagione di ripartenze, i bambini sono partiti da scuola per andare a teatro: “Fuori, fuori: si va!”, si sono messi in moto e in gioco. “Partire da scuola è stato bellissimo: siamo appena arrivati a teatro e chissà cosa vuol dire, è la prima volta! La maestra ci conta di nuovo, per sicurezza. Scendiamo le scale e ci aiutiamo tutti. Poi ci togliamo la giacca e c’è un appendino alto giusto per me. Siamo qui per una storia”. E la storia comincia. E il loro star lì li rende protagonisti: si sentono accolti, aspettati, apprezzano che qualcuno (finalmente?) parli proprio a loro e per loro. Non era un caso vederli radunati alle finestre delle loro classi quando gli attori, nell’ambito di uno specifico progetto, pochi giorni prima sono andati a recitare nei cortili di asili e materne. Ora però a teatro ci sono loro: ascoltano poesie, ammirano i danzatori, ascoltano la potenza del racconto. È terapeutico anche per gli adulti vederli così, riconcilia con la bellezza del sentirsi responsabili verso i bambini e i ragazzi.

Se c’è una bella realtà ‘aumentata’ che può far bene è anche questa: per come è pensata, impostata per far spalancare occhi e bocca; per smuovere sentimenti incrostati da mesi difficili, perché fa felici il mettere al centro di una ripartenza i più piccoli.

E Biancaneve? I due tecnici di palco salvano la recita. Anche qui c’è una trasformazione di ruoli, il finale poteva essere diverso, ma chi ha pensato questo copione dice che no, alla fine “la vanità si rivela e il candore vince sempre”. Con il suo vero pubblico, Biancaneve dimostra per chi e per che cosa conta.

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