Il mondo dello spettacolo in piazza a Bologna: “Riaperture sì, ma con contratti e diritti”

BOLOGNA – Tornano in piazza le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo e della cultura dell’Emilia-Romagna, con una manifestazione regionale convocata da Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil che oggi si è tenuta a Bologna partendo da piazza Verdi per arrivare in piazza Nettuno: percorso che ha consentito ai manifestanti di passare vicino a tre luoghi simbolo del comparto come il Teatro comunale, l’Arena del sole e la biblioteca Sala Borsa. “Lavoro, diritti e contratti per lo spettacolo e la cultura”, sono le parole d’ordine sottolineate dallo striscione posizionato in testa al corteo che ha visto la partecipazione di lavoratori di numerosi settori: dal teatro al cinema, dalla danza alla musica. In piazza anche Alessandro Bergonzoni.

Tra le rivendicazioni che le tre sigle di categoria definiscono ormai “storiche” c’è la richiesta di prorogare ed aumentare i ristori e di ottenere la copertura contributiva del periodo pandemico. Ma al centro della manifestazione c’è anche il protocollo siglato lo scorso marzo con il Comune di Bologna: un accordo “importante e innovativo”, sottolineano i sindacati, “finalizzato al riconoscimento e alla certificazione delle buone pratiche lavorative nel settore dello spettacolo come condizione per la erogazione di contributi pubblici e come base per il contrasto al lavoro irregolare”. La manifestazione di oggi, dunque, è stata promossa anche per sostenere l’applicazione di tutti i punti di questo protocollo e chiedere “una sua estensione a livello regionale, oltre che per una accelerazione della riforma legislativa del settore”.

Nel frattempo, gli spettacoli sono di nuovo possibili e per una parte di lavoratori questo significa la ripresa dell’attività, ma molti ancora sono fermi e quindi “dobbiamo lottare su due fronti”, sottolinea Antonio Rossa della Slc: “Da un lato dobbiamo rivendicare il lavoro che ancora non c’è e, fino a quando non ci sarà, rivendicare i sostegni. Dall’altro dobbiamo pensare alla ripresa, perché la riapertura al pubblico non può essere una riapertura al lavoro irregolare e senza diritti”. In questo contesto, con il protocollo “il Comune di Bologna ha avuto coraggio”, sottolinea Rossa, sottolineando che invece la Regione Emilia-Romagna finora non ha voluto realizzare un intervento di sostegno simile a quello visto nelle Marche “e sinceramente non riusciamo a capire perché”.

Il protocollo bolognese “è solo un punto di partenza”, dichiara Antonella Amerini della Fistel: ora infatti servono “controlli approfonditi sui diritti, sui salari equi sia per i giorni in cui si fa spettacolo sia per i giorni di prova e sulle condizioni di sicurezza”, altrimenti “non riusciremo a far sì che questo sia considerato un lavoro dignitoso a tutti i livelli”. Si tratta di “un mondo in cui all’ordine del giorno ci sono il precariato, il lavoro sommerso e una moltitudine di tipologie contrattuali”, sottolinea Giuseppe Rossi della Uilcom: “Una fragilità subito evidenziata dai problemi che abbiamo avuto sugli ammortizzatori sociali, tanto che molti lavoratori sono rimasti senza e alcuni erano quasi sconosciuti all’Inps”. Dopo la manifestazione di stamattina, la giornata proseguirà nel pomeriggio con una tavola rotonda sul protocollo a cui parteciperanno gli assessori comunali Matteo Lepore (Cultura) e Marco Lombardo (Lavoro). Oggi in piazza è invece passato l’assessore al Bilancio, Davide Conte.

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