Medio Oriente, Croce Rossa: “Gaza dopo le bombe si prepara a un’ondata di Covid”

ROMA – “In Palestina e Israele i bombardamenti si sono fermati ma altre vittime e sofferenze potrebbero presto registrarsi perché è in corso un’altra battaglia: si chiama Covid-19”. Lo ha detto Hossam Elsharkawi, medico e direttore regionale del Medio oriente e Nord Africa per la Federazione internazionale delle società di Croce rossa e Mezzaluna rossa.

Elsharkawi ha avvertito: “Solo il 6% della popolazione ha ricevuto il vaccino”. A Gaza, ha proseguito, “più di 100.000 palestinesi sono stati sfollati durante gli 11 giorni di ostilità” e costretti a pernottare “nelle scuole, nei rifugi improvvisati o a casa dei parenti in piccoli appartamenti”. Il rischio quindi sarebbe una accelerazione nella diffusione dei contagi.

Per il medico, “ciò significa che ora siamo nel mezzo del periodo di incubazione del virus: tra una o due settimane temiamo che ad esplodere sarà il numero dei malati” con conseguenze umanitarie “catastrofiche”.

Il dirigente di Croce rossa e Mezzaluna rossa ha sottolineato che “il sistema sanitario a Gaza era già sull’orlo del collasso dopo 15 anni di blocco” all’ingresso di merci nella Striscia. Ciò ha provocato “una cronica e seria carenza di medicinali essenziali e forniture mediche. Gli ultimi undici giorni di scontri armati- ha detto ancora Hossam Elsharkawi- hanno finito per danneggiare sei ospedali e undici centri di assistenza sanitaria di base”, mentre anche “la clinica per i test Covid è stata resa inutilizzabile”. I posti letto in terapia intensiva “sono terminati”.

Elsharkawi ha confermato che “le squadre mediche di emergenza della Mezzaluna rossa palestinese (Prcs) che trasportano e si prendono cura dei feriti o delle persone affette da Covid-19 lavorano senza l’adeguato equipaggiamento protettivo”. Durante il recente conflitto, “hanno rischiato di essere colpiti da bombardamenti aerei”.

Oltre a rischiare di restare contagiati, “subiscono lo stress opprimente associato anche al rischio di perdere o temere di perdere un genitore, un parente, un figlio o un amico”. E questo “lavorando 24 ore su 24”. Per il dirigente, quindi, “è necessario garantire accesso per aiutare le persone in tutto il territorio palestinese occupato. Dobbiamo essere in grado di finanziare e inviare forniture mediche essenziali, squadre mediche e personale umanitario per fornire servizi medici di emergenza” insieme a “dispositivi di protezione individuale anti-Covid”.
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