Terzo giorno di sciopero dei lavoratori ex Ilva a Genova: corteo verso la Prefettura

GENOVA – Mente fredda, cuore caldo. È il mantra della terza giornata di sciopero dei lavoratori ex Ilva di Genova contro la procedura di cassa integrazione ordinaria avanzata dall’azienda è che dovrebbe scattare a partire da lunedì. Dopo i primi due giorni di sciopero e corteo per le vie di Cornigliano, martedì e mercoledì, ieri i metalmeccanici si sono presi un giorno di riposo per san Giovanni, patrono della città. Ma stamattina alle sette sono tornati a radunarsi davanti ai cancelli della fabbrica, pronti a marciare compatti questa volta verso il centro, in direzione della Prefettura. Il corteo ha iniziato a muoversi poco dopo le 8.30.

La tensione è più alta dei giorni scorsi. Mercoledì, poche ore dopo il via libera del Consiglio di Stato alla prosecuzione delle attività dell’area a caldo di Taranto, i vertici di Acciaierie d’Italia, ancora pienamente in mano di ArcelorMittal in attesa del ritorno formale dello Stato italiano nel consiglio di amministrazione, respingevano al mittente la richiesta dei sindacati genovesi di sospendere la procedura di cassa integrazione almeno fino a lunedì, giorno in cui a Cornigliano arriverà il ministro del Lavoro, Andrea Orlando.

A gettare benzina sul fuoco anche la notizia arrivata ieri per cui l’azienda ha mandato una nave carica di coils a Savona, per aggirare il blocco di Genova. Immediata la presa di posizione della compagnia unica dei portuali dello scalo savonese al fianco delle tute blu genovesi. Con gli operai ex Ilva, stamattina scendono in piazza delegazioni di tutte le principali fabbriche metalmeccaniche genovesi e dei portuali, che si uniscono al corteo lungo il cammino. Ieri sera alle tute blu è arrivata anche la solidarietà dell’Anpi e di Genova antifascista. In prima linea, caschetti legati ai jeans pronti all’uso e scarpe antinfortunistiche ai piedi a mostrare determinazione, le maglie rosse e nere della Fiom a tenere alto lo striscione “Che l’inse”. Mezzo passo indietro Fim e Uilm, con le bandiere che sventolano, compatti e uniti nella battaglia.

“Rigettiamo la cassa integrazione per crisi di mercato quando il mercato dell’acciaio sta tirando come non mai e tutte le aziende stanno facendo affari d’oro. Nel siderurgico non ci sono altri lavoratori in cassa”, ricorda il coordinatore della rsu e delegato Fiom, Armando Palombo. “L’incontro di lunedì con Orlando non serve a niente, la cassa integrazione sarà già partita- prosegue- l’atteggiamento del governo è da servi o da complici, oggi li smascheriamo con tutta la nostra energia e la nostra forza, disciplina e organizzazione”.

Nel mirino anche la politica locale: “In questi tre giorni neanche una telefonata, Comune e Regione sono rimasti silenziosi in maniera vergognosa”. Si salvano solo il consigliere regionale di Linea condivisa, Gianni Pastorino, il delegato Uilm e consigliere comunale Fabio Ceraudo, il senatore dell’Alternativa c’è, Mattia Crucioli, stamattina in corteo con i lavoratori.

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