ROMA – “Sono stato messo in stato d’arresto insieme a sei colleghi, mentre ad altri hanno confiscato il materiale. La struttura non era una prigione: mi hanno portato in un ufficio del Centro nazionale per la sicurezza dove sei uomini ci guardavano e poi, dopo 8 ore, mi hanno rilasciato”. Lo ha appena comunicato con un video su Facebook il giornalista italiano Claudio Locatelli, origini bergamasche, arrestato oggi a Kabul, in Afghanistan, mentre documentava le proteste in strada.LEGGI ANCHE: Afghanistan, la protesta delle donne di Kabul: talebani sparano in aria per disperderle
“Una macchina si è affiancata sulla mia sinistra e sono saltati fuori tre uomini. Sono riuscito a svincolarmi, ma davanti c’era una pattuglia talebana e ho pensato che fosse necessario andare da loro, perchĂ© ho un documento di accredito del ministero dell’Informazione, anche se il governo è stato dichiarato meno di un’ora fa”. Nonostante il documento, continua il cronista, “mi hanno tirato dentro di peso e mi hanno dato un pugno, dicendomi di non parlare. Un’ora fa sono stato rilasciato con l’avviso di non andare piĂą ai cortei delle donne nĂ© della popolazione. La situazione diventa molto delicata. Possiamo ancora filmare e andare avanti, ma il ‘potere’ o ‘non potere’ in questi casi è molto relativo. Per raggiungere l’informazione bisogna esserci”, ha detto Locatelli, concludendo: “anche gli altri giornalisti sono stati liberati, siamo solo in dubbio sul rilascio di un collega”.
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