Caso Regeni, Di Maio: “Dall’Egitto atti utili all’indagine, ma non basta”

ROMA – “Con le autorità giudiziarie egiziane il rapporto è stato altalenante ma hanno nondimeno fornito documenti utili e informazioni altrimenti non disponibili ai nostri inquirenti, tra cui il fascicolo delle indagini o il video del dialogo tra Giulio e il venditore ambulante. Questo è avvenuto nonostante, tra Italia ed Egitto, non siano in vigore trattati di cooperazione giudiziaria”. E in questo quadro, “l’incessante azione dell’ambasciata italiana al Cairo nel sollecitare l’aiuto della magistratura egiziana è stato fondamentale”. Lo ha riferito oggi il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intervenuto nell’ultima audizione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.

“Certo, i risultati ottenuti sono insufficienti” ha aggiunto Di Maio. “Il dossier consegnato dal procuratore egiziano al nostro ambasciatore, Giampaolo Cantini, è stato deludente”. Ma per il ministro, il reinvio dell’ambasciatore in Egitto “è stata una scelta giusta”. Di Maio ha tenuto a ribadire che per il Governo “l’accertamento della verità” sulla morte del ricercatore friulano “resta l’obiettivo che ci ispira nelle relazioni con l’Egitto”. Tuttavia, il ministro ha ricordato che il Cairo “resta un partner ineludibile in una pluralità di dossier”: dalla lotta al terrorismo e ai traffici illeciti, alla gestione dei flussi migratori, fino alla stabilizzazione della Libia e dell’area israelo-palestinese. “Il 14 ottobre partirà il processo ed era un risultato insperato all’indomani del ritrovamento del corpo di Giulio” ha detto Di Maio. “Mi auguro che ci porti all’accertamento della verità”.

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“Con l’Egitto non è in atto nessun processo di normalizzazione dei rapporti – ha sottolineato il ministro – Il dialogo che l’Italia porta avanti su dossier internazionali, come la Libia o la Diga del rinascimento etiope, è un dialogo comune anche ad altri Stati per scongiurare problemi bilaterali. Ad oggi però, non esiste nessun forum in cui Egitto ed Italia implementino politiche commerciali comuni o rapporti bilaterali economici o politici. Non li abbiamo mai realizzati proprio per questa questione che c’è tra i nostri Paesi”.

Sul piano europeo, ha aggiunto Di Maio, “il 25 gennaio ho portato al Parlamento europeo la vicenda di Giulio Regeni, e questo è stato un passaggio cruciale per noi, perché il tema, fino ad allora italiano, è diventato di interesse per tutta l’Unione”. Secondo il ministro, in quell’occasione l’Italia “ha incassato la solidarietà dei partner europei e l’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell ha detto che la morte di Giulio è una questione grave per l’Italia e quindi per tutta l’Unione”.

“Il lavoro che il governo italiano deve fare è garantire che il processo possa iniziare con tutte le parti coinvolte e le garanzie che servono. Il procedimento portato avanti dalla Procura di Roma, che ringrazio per l’incessante lavoro svolto, poggia su delle evidenze anche grazie alla presenza dell’ambasciatore Cantini al Cairo, e se c’è un processo oggi è anche grazie a lui”, ha aggiunto Di Maio. Se il processo si concluderà con delle condanne spiccate dalla magistratura italiana a carico dei quattro funzionari delle forze di sicurezza egiziane, “useremo tutti gli strumenti internazionali affinché la sentenza venga rispettata”, ha garantito il ministro, chiarendo che sarà necessario che si crei “la cornice di pena per gli imputati” eventualmente condannati, e questo “non riguarda solo la Farnesina ma anche il ministero della Difesa”.

Sul fatto che ancora non siano stati ottenuti il domicilio degli imputati da parte della magistratura egiziana, il ministro assicura: “Non porterà né la Farnesina né il Governo a desistere”. Sulla possibilità dello Stato di costituirsi parte civile nel processo, Di Maio ha detto: “Faremo tutto quello che serve come Governo per dare segnali chiari per far capire da quale parte sta l’Italia, ossia con verità e giustizia per Giulio e accanto alla sua famiglia”. Proprio quest’ultima, ha ricordato Di Maio concludendo, aveva chiesto che nessuno si costituisse parte civile.

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