Etiopia, l’appello del Cuamm: “Deponete le armi, ci servono medici”

ROMA – Fermate la guerra in Etiopia, affinchĂ© i giovani possano studiare e diventare bravi operatori sanitari invece di essere costretti a imbracciare le armi: è l’appello di don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm, ong italiana con oltre 70 anni di esperienza nel continente.

L’occasione è un’intervista con l’agenzia Dire a margine di un incontro al Senato, organizzato dal parlamentare Antonio De Poli a pochi giorni dal meeting annuale dell’ong in programma sabato alle 11 al Teatro Geox di Padova. “Quando si apre il fronte di un conflitto civile purtroppo a patirne sono le mamme, i bambini e anche i papĂ ” la premessa di don Carraro, in riferimento allo scontro tra il governo federale e il Fronte di liberazione popolare del Tigray (Tplf) cominciato un anno fa. “C’è un impatto diretto sulla salute sia nel nord che altrove, ad esempio in Oromia” sottolinea il direttore del Cuamm. “Se blocchi tutto, la gente ha paura e non riesci neanche a garantire servizi e ad avere a disposizione i farmaci”. Dal 2000 il Cuamm è presente con i suoi operatori e formatori nell’ospedale di Wolisso, in Oromia. L’ong è però impegnata anche nel sostegno al personale sanitario in altre regioni, dal Tigray, nel nord, fino all’Omo, nel sud. “In alcune zone è in corso il reclutamento di giovani” denuncia don Carraro: “Invece di poter studiare e diventare bravi operatori sanitari, i ragazzi sono costretti a imbracciare armi”.

Secondo il direttore del Cuamm, “oggi non bisogna guardare alle fazioni politiche ma piuttosto sostenere chi subisce la guerra”. L’appello è a “essere vicini” all’Etiopia, che pure per 30 anni era riuscita con difficoltĂ  a mantenere un equilibrio, dice don Carraro: “Coltivo l’idea che le sue 88 etnie e comunitĂ  linguistiche restino tutte parte di un unico grande Paese, affascinante e ricco di storia; auspico che sia possibile trovare la via del dialogo e immaginare un futuro condiviso”.

Secondo il direttore del Cuamm, “la situazione è difficile e ora come mai è necessario unire le energie per costruire ponti e non barricate”. Anche perchĂ©, questa la convinzione, dal futuro dell’Etiopia, un gigante da 110 milioni di abitanti, dipende in buona parte il destino di un’intera regione. “Tutto intorno ci sono Paesi strategici” evidenzia don Carraro: “Dal Sudan all’Egitto, senza parlare poi della Somalia e dell’Eritrea, Paesi giĂ  molto instabili e insicuri”.

Secondo stime rilanciate dalle Nazioni Unite, in Etiopia in un anno di conflitto i morti sono stati migliaia. Oltre due milioni gli sfollati e 400mila le persone, solo nel Tigray, messe a rischio da una carestia.

La settimana scorsa le forze del Tplf hanno rivendicato la conquista di Dessie e Kombolcha, due cittĂ  a circa 300 chilometri da Addis Abeba. La capitale resta invece sotto il controllo del governo federale, guidato da Abiy Ahmed. Il capo dell’esecutivo, primo oromo a ricoprire l’incarico, era stato insignito del Nobel per la pace per aver promosso nel 2018 un accordo di riconciliazione tra l’Etiopia e l’Eritrea.

DE POLI (UDC): “G20 MANTENGA GLI IMPEGNI, AIUTI L’AFRICA”

I Paesi del G20 devono mantenere i loro impegni nei confronti dell’area subsahariana, contrastando le disuguaglianze internazionali sul terreno dei vaccini, unica via per superare la pandemia di Covid-19: così all’agenzia Dire il senatore Antonio De Poli. “Al recente vertice del G20 abbiamo visto con il presidente del Consiglio Mario Draghi l’impegno dell’Italia e degli altri ‘grandi’ per garantire un sostegno economico che permetta di raggiungere l’obiettivo del 70 per cento dei vaccinati a livello globale entro la metĂ  del 2022” ricorda il parlamentare. “Credo che questo impegno sia importante per salvare le vite e perchĂ© in tutto il mondo, anche in Africa e nei Paesi meno sviluppati, si possa tornare a viaggiare e ad avere maggiore tranquillitĂ ”.

Secondo De Poli, presidente dell’Unione di centro (Udc), l’aiuto non va inteso solo come trasferimento di risorse finanziarie ma anche come formazione e condivisione di competenze. “Il Cuamm fa questo” sottolinea il senatore: “Con oltre 4500 volontari qualificati va in Africa anche per formare, dando con il cuore una mano concreta”. Durante l’incontro, organizzato da De Poli al Senato, nella sala Caduti di Nassiriya, è stato ricordato come in media nella regione subsahariana sia vaccinato contro il Covid meno del 5 per cento della popolazione. Un dato molto inferiore rispetto a quello che riguarda i Paesi del G20, a oggi di circa il 60 per cento. De Poli conclude: “L’Italia e i Paesi del G20 devono investire di piĂą per ridurre le disuguaglianze e abbattere i muri che ci sono ancora oggi, per un mondo piĂą equo dove si possa davvero dire che tutte le persone sono uguali”.
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