Verso un’economia di guerra

Dobbiamo prepararci ad affrontare un’economia di guerra. Il monito di Mario Draghi, piĂą volte ripreso da esponenti di maggioranza e opposizione, trova quotidianamente diverse declinazioni a seconda che si parli di transizione energetica, di tutela delle imprese o di nuovi interventi per limitare la corsa dell’inflazione e dei costi energetici. Comune denominatore è che la situazione in cui ci troviamo evidenzia dei limiti ascrivibili non solo al momento ma relativa a questioni che avrebbero dovuto essere affrontate con coraggio nel passato. Questi i temi dibattuti nel corso del webinar «Da emergenza sanitaria a economia di guerra, quali proposte” promosso dalla Cassa nazionale dì previdenza dei ragionieri e degli Esperti contabili presieduta da Luigi Pagliuca che ha visto protagonisti Alessandro Colucci (deputato di Noi con l’Italia e segretario dell’Ufficio di presidenza della Camera dei deputati), Silvia Covolo (parlamentare della Lega in commissione finanze a Montecitorio), Ylenja Lucaselli (deputata di Fratelli d’Italia in commissione finanze alla Camera) e Giovanni Curro (vicepresidente della commissione finanze a Montecitorio per il M5s) deputato del M5s e vicepresidente della commissione finanze della Camera. Per i professionisti è intervenuta Angela Perrone (commercialista e revisore legale dell’Odcec di Roma); «La settimana scorsa il sottosegretario Gilberto Pichetto Fratin a Pisa ha ricordato che dobbiamo prepararci a un’economia di guerra e la dipendenza dell’Italia sul gas è dell’80%. II ministro Cingolani ha detto che potremo affrancarci in due anni da questa dipendenza. A ben vedere però, il decreto Energia prevede la riduzione dell’iva dal 22 al 5% fĂ­no al 30 giugno e nel nuovo decreto il governo ha ridotto solo per un mese le accise. II prezzo intanto si è quadruplicato e le autority stanno a guardare». Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere d’amministrazione della Cnpr): «Viviamo in un paese dove le energie rinnovabili contribuiscono per il 37% al fabbisogno complessivo, delle quali il 20% è relativo al settore dell’idroelettrico. Si deve impostare una politica strutturale e orientata nel tempo per la pro duzione incentivata da fonti che siano nostre, autonome. Diversamente saremo sempre schiavi e condannati a subire l’egemonia dei paesi esteri che ci somministrano le materie prime come il gas. A una crisi energetica nel passato ha sempre corrisposto una crisi economica. Lo shock energetico ha sempre causato danni all’economia che si perpetuano nel tempo con una sorta di diretta proporzionalitĂ . Intervenire immediatamente per fermare e risolvere la crisi energetica è il contributo piĂą grande che la politica possa dare per il futuro paese».

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