Rossi (BD): “La Destra non sia ostaggio dei populisti e provi a camminare da sola”

ROMA – La Buona Destra guarda “con interesse ma dall’esterno” il caos del centrodestra. “Come partito noi stiamo crescendo in tutto il Paese”, mentre quanto avviene nella coalizione “mi pare tutto previsto. Solo qui da noi in Italia ci illudiamo che possano stare insieme europeisti e antieuropeisti, putiniani e atlantisti. Così è un calderone”. Lo dice dice Filippo Rossi, leader della Buona Destra, intervistato dall’agenzia Dire.

Così “è un sistema di potere – specifica Rossi – ma non è un sistema di governo. Ce ne siamo accorti e alla fine se ne sono accorti anche loro. Un futuro governo Fdi-Pd è fantapolitica ma un senso ce l’ha. Bisogna dare infatti atto alla Meloni che sulla posizione atlantica sia stata più saggia di altre componenti del centrodestra”.

Questo non fa della Buona Destra un partito “vicino alla Meloni”, sottolinea Rossi, anche perché “a Milano ha tracciato le linee di un partito populista e antieuropeista” in cui la Buona Destra non si riconosce. “Il nodo – sottolinea Rossi – è sul lato moderato del centrodestra. Finché non capirà che deve staccare la spina, andare da solo, diventare grande e non subire i ricatti di populisti e putiniani, allora sarà un centrodestra sempre succube, più debole e meno di governo”.

La Buona Destra “sta a destra, nella destra liberale e popolare, e va a braccetto coi negollisti francesi e la Cdu – osserva Rossi -. A destra bisogna fare un po’ come Calenda ha fatto a sinistra, un’operazione riformatrice per spezzare le catene e costruire qualcosa da soli. Siamo un piccolo partito e non abbiamo l’illusione di fare tutto da soli”, aggiunge. Per il futuro Rossi pensa a posizioni convergenti “con l’ala giorgettiana della Lega, Carfagna, Gelmini e Brunetta. C’è una destra liberale e moderata in sofferenza, per liberarsene bisogna dire basta ai ricatti dei populisti e cominciare a camminare con le proprie gambe”.

Sull’esecutivo, invece, Rossi è sicuro: “Meno male che c’è Draghi e speriamo ci sarà ancora. La sua esperienza non vuol dire che debba essere legata per forza attorno ad un nome e ad un cognome ma all’Italia serve quello: una politica che sappia decidere e non debba rincorrere il consenso a tutti i costi incardinandosi nella costruzione della nuova Europa. Sono passi molto difficili da fare e non si può rincorrere ogni istanza e mal di pancia”, conclude il leader di Buona Destra.

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