“Le pari opportunità, seppur sancite giuridicamente e costituzionalmente, stentano ad affermarsi. Le nostre professioniste sono spesso costrette a cancellarsi quando devono affrontare la maternità. Evidentemente bisogna cambiare qualcosa per favorire le condizioni di lavoro femminile nelle professioni”. Lo ha affermato Maria Vittoria Tonelli (presidente della Commissione Pari opportunità della Cnpr) nel corso del webinar “Parità economica, salariale, sociale. A che punto siamo e come il Pnrr può dare una spinta per costruire un futuro più equo?”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, che ha visto protagonisti Lucia Albano (parlamentare di Fratelli d’Italia in Commissione Finanze alla Camera), Vita Martinciglio (capogruppo del M5s in Commissione Finanze a Montecitorio), Rosa Menga (deputata di Europa Verde in Commissione Lavoro) e Michela Rostan (Forza Italia), vicepresidente della Commissione Affari sociali alla Camera dei Deputati.
“Occorre ‘lavorare’ anche sulla parità salariale che registra inaccettabili differenze non solo tra uomini e donne, ma anche dal punto di vista geografico. Per esempio – ha sostenuto Tonelli – nel Bilancio Sociale della Cnpr abbiamo analizzato il reddito medio nazionale dei professionisti iscritti alla nostra cassa di previdenza (uomini: 53mila euro e donne 37.700 euro). Al Nord la forbice del reddito è: uomini 76mila euro e donne 47mila euro. Al Sud, invece, si registrano redditi molto più bassi: 31mila euro per gli uomini e 22mila euro per le donne. Parlare di parità salariale con questi numeri sembra davvero azzardato. Poi, abbiamo evidenziato il rating Esg a dimostrazione che il nostro obiettivo è investire nella direzione dello sviluppo sostenibile secondo i parametri indicati dall’Onu”.
Nel corso del Cnpr forum Pasqua Borracci (commercialista e revisore legale dell’Odcec di Bari) e Paolo Longoni (consigliere d’amministrazione della Cnpt), che hanno sottolineato come: “il Pnrr può essere lo strumento fondamentale per comporre non solo il divario di genere ma anche quello tra Nord e Sud del Paese. Sul piano dell’occupazione e dei redditi ma anche su quello afferente i servizi socio-sanitari. La parità tra sessi, riconosciuta in diversi testi normativi, troppo spesso resta solo sulla carta e sono ancora troppe le discriminazioni esistenti tra lavoratori. La parità di genere e le pari opportunità, la parità territoriale e quella salariale devono crescere nella cultura del Paese. Lavorandoci fin dalle scuole. E’ lì che bisogna fare l’investimento più forte”.