Liste di proscrizione, Razzante: “Non è una bella pagina del giornalismo”

ROMA – “Liste di proscrizione dei ‘putiniani’ pubblicate dai giornali? Credo ci voglia più cautela, prudenza e discernimento perché alcune cose non sono chiare. Anche il giornalista deve sospendere il giudizio ed evitare di alimentare polemiche che possono ritorcersi anche contro la credibilità del giornalismo stesso”. Lo spiega Ruben Razzante, docente di Diritto dell’informazione alla Cattolica di Milano, autore del Manuale di diritto dell’informazione e della comunicazione, nella videointervista all’agenzia DIRE.Le testate che hanno pubblicato quelle liste, osserva l’esperto, “ora hanno una grande difficoltà a giustificare il loro operato”, tanto che “ci sono minacce di querela da chi è stato citato nei presunti dossier”.

Secondo Razzante c’è stata dunque “leggerezza” nella pubblicazione di quelle liste. Il giornalista, ricorda il professore, “deve fare più verifiche prima di pubblicare notizie che hanno l’effetto di destabilizzare il dibattito”, il rischio è “di provocare ulteriori lacerazioni sociali”. La pubblicazione di quelle liste, quindi, “non penso sia stato un bell’esempio di giornalismo”.

Quanto ai pensatori, ai professionisti e agli opinionisti “credo debbano essere liberi di pronunciare giudizi sul conflitto”, o di “muovere accuse sull’operato del governo”, ma questo “non può classificarli automaticamente come ‘putiniani’ o come ‘amici della Russia’”. Nel dibattito pubblico italiano “ci sono tante sfumature, analizzarle in maniera manichea come se fossimo in uno Stato etico è pericoloso per la democrazia stessa”. Secondo Razzante, invece, il giornalismo “deve smussare le tensione e cercare di ricondurle nell’alveo naturale del giornalismo, che è il pluralismo dell’informazione”, conclude.

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