Primo partito in Italia: il Pd di Letta o Fdi di Meloni? Salvini e Conte rosicano

ROMA – Solo poco tempo fa Matteo Salvini con la sua Lega nazionale e il M5S col premier Giuseppe Conte dominavano la scena politica. Dettavano legge e tutti gli altri stavano lì a guardare, ad aspettare le ‘briciole’ che i due lasciavano. Pandemia covid, crisi economica e governo Draghi, pure la guerra scatenata da Putin hanno rivoluzionato tutto lo scenario con anche aspetti comici. Salvini da leader pronto ad indicare ai malintenzionati la retta via a colpi di manganello adesso veste i panni del pacifista, pronto a prendersi tutte le maleparole del mondo pur di arrivare dal dittatore Putin per chiedergli di fare pace con l’Europa e l’Occidente; il povero avvocato Conte che da Palazzo Chigi si è ritrovato a dover dare la linea al M5S frammentato da mille guerre interne e a tamponare il Garante Supremo, Beppe Grillo, che in un momento di lucida follia lo aveva bollato come il peggio del peggio del peggio.

Non solo, tutti e due, Salvini e Conte, stando al trend dei sondaggi, si ritrovano adesso a guidare due forze politiche in caduta libera e presto saranno proprio le loro teste e cariche ad essere messe in discussione in vista delle politiche del 2023. Godono Enrico Letta e Giorgia Meloni, soprattutto quest’ultima che dall’opposizione e avendo mani libere ha saputo conquistare una gran massa di consensi scavalcando non solo la Lega ma giocandosela col Pd per chi sarĂ  il primo partito in Italia. Domenica 12 giugno la prova delle elezioni amministrative che riguarderanno circa mille comuni e dieci milioni di italiani. Prova del fuoco, o del cuoco, visto che alla fine qualcuno comunque resterĂ  stracotto. Dall’interessante analisi svolta dall’istituto Cattaneo incentrata sui 142 comuni con piĂą di 15mila abitanti (tra questi 22 sono capoluoghi di provincia e 4 di regione) emergono interessanti indicazioni politiche. Guardando al M5S in ben 41 comuni du 75 al Centronord e in 30 su 67 al Sud NON sono presenti liste dei 5 Stelle. Il Pd, al contrario, dimostra i suo radicamento eil simbolo Dem è assente in quota assai ridotta:8% al Nord e 16% al Sud.

Nell’area del Centrodestra, sono pochi i comuni dove si registra l’assenza di Fratelli d’Italia (4%) e della Lega (5%). Al Sud, interessante, l’assenza è molto piĂą consistente: i comuni senza il simbolo di FdI sono il 34%, quelli senza il simbolo della Lega sono il 71%. Questo dato dimostra il fallimento della strategia di Salvini di trasformare la Lega in un partito nazionale e forse sta qui la mossa di voler adesso spostare l’attenzione politica verso il suo nuovo simbolo Prima l’Italia dove magari spingere quello che resterĂ  di Forza Italia per arrestare in qualche modo la scalata dei Fratelli di Giorgia Meloni. Il segretario DEm, Enrico Letta, che nonostante le tante sirene contrarie, continua ad insistere sull’alleanza col M5S in questa tornata elettorale deve però riflettere: Pd e M5S sostengono esplicitamente candidature unitarie a sindaco in soli 20 comuni su 75 al Nord e in 25 su 67 al Sud. Sono pure contrapposti, sostenendo candidati alternativi, in 24 comuni su 142.

Insomma, Letta insiste ma la strada è in salita, che diventerĂ  sempre piĂą irta nel momento in cui il M5S si polverizzerĂ  ulteriormente in vista delle politiche nazionali quando bisognerĂ  decidere i nomi dei pochi eletti da ri-mandare in Parlamento. L’alleanza del Centrodestra, nonostante le furiose liti tra i leader, alla fine appare solida: al Nord FdI e Lega sono alleati in 63 comuni su 75; al Sud, invece, anche a causa dell’assenza di uno o entrambi i partiti, i loro simboli appaiono a sostegno dello stesso candidato solo in 17 comuni su 67. Però sono solo 10 i casi su 142 in tutta Italia in cui sostengono in maniera esplicita candidati concorrenti. Con una curiositĂ  che riguarda tutti: a Carrara ciascuno dei quattro partiti sostiene un candidato sindaco diverso. Per quanto riguarda il gioco politico, alla fine il risultato dirĂ  chi ha i numeri per dichiararsi primo partito in Italia e, a quel punto, per il leader la possibilitĂ  di rivendicare anche la guida del prossimo Governo nazionale. Al momento la partita riguarda, appunto, Giorgia Meloni ed Enrico Letta. Ricordando sempre però quello che anche adesso sussurrano dietro le quinte parlamentari: alla fine tra i due litiganti… Draghi gode.

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