Il Pd cresce a Roma tra i malumori. Eletti Zingaretti, Mancini e Di Biase

ROMA – La sconfitta è stata di quelle potenti. Al punto da rimettere in discussione la natura stessa del partito (attraverso un congresso) e col segretario che ha già annunciato che non si ricandiderà. Eppure a Roma il Partito Democratico non solo ha tenuto ma è addirittura cresciuto: dal 16,4% delle comunali dello scorso anno, che hanno portato Roberto Gualtieri alla guida del Campidoglio, al 23,2% di queste ultime politiche che ne fanno il secondo partito della capitale (dietro a FdI al 28,6%).

Una crescita di quasi 7 punti che però ha il suo punto di forza prevalentemente nella zona centrale e semicentrale della città. Non certo nelle periferie. Non a caso l’ex segretario romano dem, Marco Miccoli, attacca su Facebook: “Intanto inizierei a chiedere una riunione del gruppo e della maggioranza capitolina, perché il dato romano soprattutto quello delle periferie, ci parla anche di come stiamo amministrando la città”. La consigliera capitolina, Cristina Michetelli, rintuzza nella conversazione con l’ex deputato, chiamando il causa il presidente del partito romano: “Se ci fosse una sede politica dove parlarne. Sibi Mani Kumaramangalam si può convocare una direzione?”. Anche l’assessore regionale ai Rifiuti, casa e Urbanistica, Massimiliano Valeriani, non va per il sottile: “Poteva succedere, se poi fai molti errori succede davvero- ha scritto su Fb riferendosi al dato nazionale- Rispettiamo il voto e con lucidità proviamo a ripartire”.

Grazie al risultato della lista dei Democratici e Progressisti a Roma (e in parte in Provincia) alla Camera dei Deputati entreranno il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti (prima volta in Parlamento), Claudio Mancini (che ha perso l’uninominale contro Luciano Ciocchetti), la consigliera regionale Michela Di Biase (prima volta anche per lei), Marianna Madia (riconfermata) e al Senato Cecilia D’Elia. A questi vanno aggiunti Paolo Ciani (Demos) e il dem Roberto Morassut, che hanno vinto i rispettivi collegi uninominali alla Camera di Roma 1 e 4. Ancora in bilico alla Camera il segretario romano del partito, Andrea Casu, terzo nel listino proporzionale Roma 1 dietro a Zingaretti e Madia.

L’amarezza più grande è per chi ci ha provato fino all’ultimo, pur sapendo che molto probabilmente in Parlamento non avrebbe rimesso piede. È il caso di Patrizia Prestipino e Monica Cirinnà. Rispettivamente deputata e senatrice uscente, entrambe avevano aspramente criticato il fatto di essere state candidate solo nei collegi uninominali: la prima in quello della Camera che (oltre al IX Municipio) comprende anche due feudi grillini come Ostia e Pomezia, la seconda in quello del Senato che include anche i comuni di Ciampino e Fiumicino oltre ai Municipi VII, IX, X e parte dell’VIII (insomma una fetta importante di quella periferia dove il centrosinistra ha perso). “Se ho scelto di combattere a mani nude in un collegio così complicato e senza paracadute, l’ho fatto sì per non deludere tutta la mia gente che voleva che io ci provassi in ogni caso ma anche per il Pd, che volevo comunque sostenere in un momento tanto difficile- ha scritto Prestipino su Facebook- I risultati sono quelli che leggiamo oggi ovunque. Sui giornali, in tv e negli occhi e nei cuori sgomenti di tanta nostra gente. Per questo spero si aprirà presto una riflessione seria a Roma, nel Lazio, come in tutta Italia, su come ricostruire il nostro partito dalla macerie. Presto e nel migliore dei modi”.

Ancora più dura, se possibile, Monica Cirinnà, che nel ringraziare suo marito (e sindaco di Fiumicino), Esterino Montino scrive: “Con il suo amore ha reso più leggere queste settimane nelle quali i vertici del partito mi hanno fatto mancare la loro solidarietà e il loro sostegno. Saremo all’opposizione, certo, ma se questo attraversamento del deserto sarà fatto con ignavia e superficialità nessuno ne avrà giovamento e il partito resterà un coacervo di correnti sempre in lotta per i posti di potere. Basta!- si legge sul suo profilo Facebook- Adesso potrebbe aprirsi una fase nuova: potrebbe! Sarà nuova solo se il Partito democratico si impegnerà in un lavoro di radicale rinnovamento. Rinnovamento della classe dirigente tutta, ormai davvero logora e giudicata negativamente da questo voto”. Secondo l’ormai ex senatrice “il nostro partito ha tante energie giovani, amministratrici e amministratori che ogni giorno si consumano le scarpe. Possono essere la spina dorsale di un progetto nuovo. Ma soprattutto è urgente un rinnovamento delle idee, occorrono scelte coraggiose sulla nostra identità e sul nostro futuro. Con il coraggio di attraversare e agire i conflitti che ci sono, senza ignorarli e senza nasconderli: il congresso sia il momento per affrontarli, con coraggio”.

Alcuni rumors sussurrano di un possibile ingresso di Prestipino e Cirinnà nella Giunta Gualtieri all’interno di un rimpasto che potrebbe concretizzarsi con l’anno nuovo.

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