Video | Giustizia, Dionigi: “Avremmo bisogno di uno ius mundi e stiamo qui a balbettare sullo ius soli”

MODENA – “Il candidato deve fingere”, adottare “la strategia dell’apparire, farsi amici e intimidire gli avversari. Nobilissima la dottrina dell’eguaglianza che vuole abolire la discriminazione degli schiavi, va però “valutata con il metro della politica che invece tollera la discriminazione degli schiavi”. Sembra di essere nel pieno di un cinismo politico- elettorale contemporaneo, ma a parlare è Cicerone citato durante la presentazione alla stampa dal filologo Ivano Dionigi che questa mattina a Modena, al Festival filosofia, tiene la sua lezione magistrale ‘Giustizia o politica?’.

“Non sempre giustizia e politica sono andate di pari passo e credo che oggi la divaricazione sia massima. L’economia e la tecnica sono planetarie, avremmo bisogno di uno ius mundi e di uno ius culturae e siamo qui a balbettare sullo ius soli”, ha detto ai giornalisti dopo aver ripercorso le grandi tappe che il concetto di giustizia ha avuto da Atene a Roma, fino al mondo cristiano. “Ad Atene il diritto si lega al cosmo e l’eguaglianza è sostanziale, è isonomia- ha spiegato il professore- ovvero è parità di diritti e doveri” legata all’etnocentrismo, all’esser greci. “Ci sarà poi una prima frattura con la tragedia in cui finisce la concordanza tra legge di natura e quella del diritto”, con Antigone, e infine “la seconda sarà quella dell’illuminismo greco in cui viene meno l’armonia tra giustizia e natura e al ‘nomos’ si sostituisce il ‘kratos’ il potere. La legge è intesa ormai come la proprietà del più forte”, ha spiegato Dionigi.

“Mentre in Grecia il richiamo alla giustizia è sostanziale, a Roma diventa carattere formale del diritto, la legge è uno strumento per includere riconoscendo le differenze”, pensiamo all’estensione della cittadinanza, ovvero “è riconoscimento dei diritti dei cittadini di fronte alla legge, ma è formale, non è l’eguaglianza sociale dei Greci”, ha sottolineato il latinista. Dalla sostanza dei Greci, alla formalità dei romani si arriva poi “al cristianesimo che con il ‘nomos’ dell’amore rompe tutto”. E oggi? “Stiamo arrivando al nichilismo giuridico. La tecnica sta decretando la fine della politica e la giustizia senza la politica è orfana”, ha concluso Dionigi, che ha ricordato anche le parole di Zagrebelsky sull'”esplosione legislativa in cui viviamo”, ma Cicerone nel V secolo, e prima di lui Terenzio, ricordati dal latinista, scrivevano già allora: ‘summa ius summa inuria’ (sommo diritto, somma ingiustizia).

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