Luci e ombre sugli appalti

Il nuovo Codice degli appalti a firma del ministro Matteo Salvini è la chiave di volta per la richiesta di semplificazione delle procedure legata alla realizzazione delle grandi opere in Italia, o rappresenta un passo indietro in chiave di sicurezza dei lavoratori e procedure opache nella gestione delle risorse?

Se ne è discusso nel corso del webinar “Appalti: in vigore il nuovo codice, come conciliare semplificazione e legalità?” promossa dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, che ha visto protagonisti Debora Serracchiani (deputata del Partito Democratico in Commissione Giustizia a Montecitorio), Ilaria Cavo (Noi Moderati), vicepresidente della Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, Agostino Santillo (vicepresidente del Gruppo del Movimento cinque stelle alla Camera) e Gianluca Cantalamessa (senatore della Lega in Commissione Industria a Palazzo Madama). Il punto di vista dei professionisti è stato illustrato da Eleonora Linda Lecchi (commercialista e revisore dei conti dell’Odcec di Bergamo): “Dal 1° aprile è entrato in vigore il nuovo Codice degli appalti con tutto il suo carico di aspettative da parte di imprese e professionisti oltre a quelle riposte per una ripartenza dell’economia di casa nostra. Le disposizioni acquisiranno efficacia dal1° luglio, data ormai vicina. Dal mondo delle professioni tecniche sono state sollevate diverse criticità che riguardano la pianificazione, la programmazione e progettazione. Tutti elementi che rischiano di allontanarci dal raggiungimento degli obbiettivi posti dall’Europa. La più che legittima richiesta di semplificazione e minore burocrazia, costituiscono i primi ingredienti per la crescita del Paese”. Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili): “Il decreto legislativo 36 del 2023 modifica radicalmente il codice dei contratti pubblici che risale al 2016 e di mutamenti ne ha subiti anche troppi. Prima di questa riscrittura eravamo già oltre 300 modifiche intervenute. Vedo quest’ultima ridefinizione come un’inversione di tendenza e opportunità in quanto le procedure di gara sembrano molto facilitate e l’idea che tutte le procedure debbano andare su un’unica piattaforma nazionale consultabile da chicchessia dovrebbe consentire una sorta di controllo successivo.  Certo l’abbassamento della soglia per l’affidamento diretto può essere preoccupante, ma troppi controlli preventivi e troppi controlli burocratici corrono il rischio di rendere difficile lo svolgimento delle opere”.

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