Dall’equo compenso più qualità per i tecnici

La legge 49/2023 sull’equo compenso è un passaggio fondamentale per le attività professionali. È vero che riguarda soltanto i rapporti con alcuni soggetti quali banche, assicurazioni e imprese – con determinate caratteristiche (fatturato e/o numero dipendenti) – ma introduce alcuni importanti principi generali. Dobbiamo partire dal fatto che, nel campo delle professioni tecniche, negli ultimi anni nelle prestazioni richieste dagli istituti bancari (valutazione di immobili collaterali, di immobili relativi a non performing loans, eccetera) è avvenuta una radicale trasformazione dell’obbligazione di scienza. Infatti, diversi istituti hanno deciso di far svolgere le attività di valutazione degli immobili a società di valutazione le quali, a loro volta, affidano gli incarichi specifici ai tecnici (geometri, ingegneri, architetti, eccetera). Con una sorta di “industrializzazione” della propria attività, il professionista si è visto costretto a svolgere la propria attività secondo le indicazioni e le modalità imposte dal committente, circostanza che ha inciso sulla qualità della p res fazione , anche a causa dei tempi ristretti per svolgere l’incarico, dell’onorar io ridotto e dell’obbligo di usare software forniti dalle società spesso non completi di tutte le procedure di valutazione (ricordiamo che i principi di valutazione non impongono una certa metodologia di valutazione: è il giudizio professionale che il valutatore applica caso per caso, secondo la natura dell’immobile, il contesto e la finalità della valutazione, Evs 2022 – Metodologia di valutazione). La qualità, peraltro, è ricercata anche dall’Associazione bancaria italiana (Abi), che in collaborazione con i Consigli nazionali delle categorie tecniche ha coordinato la pubblicazione delle «Linee guida per la valutazione degli immobili a garanzia dei finanziamenti» quale strumento utile al mercato e in conformità alle vigenti normative europee e nazionali. questo contesto, la legge sull’equo compenso ha fissato tre paletti importanti. Il primo principio è che una prestazione intellettuale non può essere trasformata in un’attività industriale; semmai, la prima può far parte della seconda. purché questa sia svolta secondo i principi che caratterizzano i fondamenti di una prestazione professionale (obbligazione di scienza). Il secondo principio punta a evitare che la concorrenza si traduca nell’offerta di prestazioni al ribasso. Il terzo principio afferma – di fatto che il professionista non ha più alcuna scusa (onorario, tempi stretti, eccetera) per non svolgere l’attività professionale secondo i migliori standard qualitativi. Appare lungimirante, in questo senso, la previsione normativa (articolo 6) che permette ai Consigli nazionali delle categorie professionali di concordare i compensi con i soggetti interessati dalla legge (articolo i, comma i) attraverso modelli standard di convenzione.

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