Commercialisti, meno praticanti. La professione non attira più

I redditi dei giovani commercialisti, tutto sommato, tengono e hanno retto bene anche all’urto della pandemia senza che la forbice con i redditi medi di tutta la categoria si allargasse. Eppure i laureati scappano: da un anno all’altro, nel 2022. si sono persi oltre 1.700 praticanti (-8,2% rispetto al 2021) e in un decennio è scomparso il 26% dei neoiscritti alla Cassa. Parte da qui, dal paradosso che stanno vivendo i commercialisti, il viaggio del Sole 24 Ore nel malessere dei giovani, sempre più in fuga dalle libere professioni. Dopo il dibattito avviato a inizio estate con alcune voci dalle categorie ora l’obiettivo è quello di misurare, numeri alla mano, l’ampiezza del fenomeno. Andando m profondità, categoria per categoria, in particolare per quelle economicolegali e quelle tecniche. Si parte, appunto, con la professione di dottore commercialista.

L’Università.
Il disincanto nasce dai banchi universitari. Analizzando soltanto la classe di laurea magistrale LM 77 (Scienze economico-aziendali), “sbocco naturale” per un aspirante commercialista, il fenomeno negli ultimi dieci anni è evidente; i laureati crescono (erano 8.632 nel 2013, sono 11.424 nel 2022) ma la loro propensione al lavoro autonomo diminuisce di ben 15 punti percentuali (dal 36% del 2013 al 21% dello scorso anno). E le ragioni non possono certo essere (solo) economiche visto che AlmaLaurea segnala che chi ha scelto il lavoro dipendente “perde” oltre 200 euro di reddito medio mensile rispetto all’autonomo. In realtà il divario non è cosi ampio soprattutto se confrontato con i rischi imprenditoriali, l’impegno senza orari e il peso degli adempimenti che gravano sul lavoro autonomo, e in particolare, su una professione che soltanto ad agosto conta oltre 200 adempimenti (calcolati proprio dai giovani commercialisti di Ungdcec). I guadagni In effetti guardando ai dati forniti dalla Cassa dottori commercialisti sui redditi dichiarati dai giovani under 35 negli ultimi anni non si nota un impoverimento, ma una sostanziale tenuta (si veda il grafico a fianco). Il reddito medio dichiarato dieci anni fa, infatti, era pari a 24.997 euro che, rivalutato, ne vaie oggi 30.421, solo 400 in più degli attuali 30mila euro dichiarati nel 2022 (e riferiti all’anno precedente). Certo i divari interni esistono: il reddito del giovane vale il 40% di quello medio di tutta la categoria. Per non parlare dei gap di genere: a fronte dei 33.370 euro medi dichiarati dagli under 35 uomini, le colleghe si fermano circa 7mila euro più in giù, a quota 26.739. E la distanza negli ultimi tempi si è allargata, visto che nel decennio e anche prepandemia, nei 2019, era di circa 5mila euro.

La decrescita.
Eppure i numeri indicano una tendenza chiara: dal 2013 a oggi la Cassa dottori commercialisti ha perso quasi il 3% degli iscritti under 35: oggi sono 8.363 (sui 72mila totali) con una leggera prevalenza ancora maschile (33%), a fronte degli 8.588 dei 2013 (uomini a quota 54,7%). Con un crollo pesante dei neoiscritti: -26% in dieci anni, ovvero da 1.746 a 1.286. È la fuga dei praticanti, quindi, con il mancato ricambio generazionale che comporta, a impensierire. Anche perla tenuta in prospettiva del sistema pensionistico privato che hanno questi consulenti. In realtà la fuga riguarda tutti i giovani, compresi quelli iscritti da più tempo: le cancellazioni sono cresciute del 73 % in questo stesso periodo, seppure con valori assoluti sempre piccoli.

Le iniziative della Cassa.
L’ente previdenziale ha attivato da tempo diverse iniziative contributive e di welfare attivo pensate proprio per i giovani iscritti under 33. Dal 2020 è passato da tre a cinque anni il periodo di iscrizione durante il quale i neoiscritti con età inferiore a 35 anni versano solo il contributo soggettivo senza l’applicazione del minimo. Stesso meccanismo anche per il contributo integrativo. Sempre i giovani hanno la polizza Rc professionale gratuita e agevolazioni sui bandi per la formazione per i quali ii contributo della Cassa alle spese sale dal 50 al 100% (c’è tempo fino al 30 settembre per la domanda). Infine sui finanziamenti per l’attività professionale (acquisto beni o aggregazioni) delle circa 1.645 istanze accolte tra i! 2020 e il 2022 sono state 643 quelle degli under 35 .

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