Gli approfondimenti sulla previdenza di PAOLO LONGONI.
Uno dei principali problemi cui vanno incontro le gestioni previdenziali consiste nelle omissioni da parte dei propri iscritti dei versamenti obbligatori per contributi.
In verità si tratta di una questione a carattere generale, e non soltanto inerente le Casse privatizzate: basterà dire che l’INPS espone nel proprio Bilancio crediti per contributi non versati pari a 126 miliardi di euro, e ne svaluta 102,5 per presunta inesigibilità.
È vero che nel nostro sistema versare i contributi è un preciso obbligo di legge; ma è altrettanto vero che anche riscuotere i contributi è un obbligo che è assegnato agli enti gestori delle forme di previdenza obbligatoria; e dunque un punto di osservazione interessante è senz’altro legato ai risultati delle attività svolte per recuperare i crediti per omissioni, con i relativi accessori (sanzioni ed interessi).
Non sono disponibili dati che riguardano l’INPS, che non fornisce sufficiente dettaglio nei propri documenti di rendicontazione per rilevare correttamente i risultati delle attività di recupero.
Quanto alle Casse privatizzate, invece, sono disponibili i dati rilevati da Itinerari Previdenziali, Centro Studi e Ricerche di rilevanza nazionale che costituisce un importante riferimento anche istituzionale nel settore della previdenza, del welfare e della gestione degli investimenti nel settore della Previdenza di primo, secondo e terzo pilastro.
Itinerari Previdenziali ogni anno pubblica un importante studio, denominato “Bilancio del Sistema Previdenziale Italiano”; nel 2023 è stato presentato e pubblicato il decimo rapporto, che si riferisce all’annualità 2021.
Il ricco materiale messo a disposizione dei fruitori contiene, tra l’altro, anche le tabelle che seguono, qui testualmente riprodotte, che sono suddivise fra Enti privatizzati dal D. Lgs. 509/94 e Enti privatizzati dal D. Lgs. 103/96.
Nelle tabelle sono messi a rapporto l’ammontare dei contributi accertati nell’anno (i dati sono presentati per il 2020 e per il 2021) e l’ammontare delle somme riscosse per recupero di contributi pregressi, comprese sanzioni ed interessi.
L’ultima colonna di destra evidenzia la media del riscosso per contributi arretrati ed accessori calcolata per tutti gli enti: mediamente le Casse “509” hanno recuperato l’1,66% dei contributi; le casse “103” hanno recuperato il 2,99%.
Ma è certamente il caso di segnalare il risultato eccellente di CNPR, che evidenzia una percentuale di recupero pari al 24,23% per il 2021 e pari al 23,48% per il 2020; il dato migliore, dopo quello di CNPR, è quello di CIPAG, Cassa Geometri: 2,42% per il 2020 e 6,34% per il 2021.
Il dato enfatizza il frutto del lavoro che CNPR ha intrapreso dal 2017 in avanti istituendo un ufficio interno dedito al recupero dei crediti contributivi; la best practice di CNPR è stata mutuata anche da CIPAG, che ha avviato le attività di recupero secondo le modalità innovative di CNPR nel corso del 2020.
Il recupero dei contributi evasi produce diversi effetti: da un lato consente di acquisire risorse liquide da destinare agli investimenti e dunque al futuro delle prestazioni pensionistiche; e dall’altro induce gli iscritti a regolarizzare la propria posizione previdenziale: unica maniera per poter contare sulla corresponsione della pensione al momento della maturazione del diritto.