La sicurezza nei luoghi di lavoro e la carenza di controlli per tutelare la salute dei lavoratori sono i temi che hanno caratterizzato il Cnpr forum “Incidenti sul lavoro, una strage silenziosa. Mancano le norme o i controlli sono insufficienti?” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, che ha visto protagonisti Susanna Camusso, senatrice del Partito democratico e Vicepresidente della Commissione d’inchiesta sullo sfruttamento del lavoro in Italia, Alessandro Colucci (Noi Moderati) segretario di presidenza della Camera dei Deputati, Enrico Cappelletti (deputato del M5s in Commissione Attività produttive a Montecitorio) e Chiara Tenerini (parlamentare di Forza Italia in Commissione Lavoro alla Camera).
Il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Antonio Moltelo (commercialista dell’Odcec di Nola): “Il paradosso che viviamo in Italia sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro è quello di avere norme assolutamente all’avanguardia che poi non trovano applicazione concreta sui territori. L’anello debole sul quale intervenire è sicuramente quello dei controlli se vogliamo mettere fine alla inaccettabile mattanza che vede ogni anno oltre un migliaio di persone uscire di casa per andare al lavoro senza fare più ritorno”. Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili): “Non occorrono nuove norme in materia di sicurezza sul lavoro. In Italia abbiamo una legislazione eccellente, ricca, completa. Quello che occorre è incrementare il sistema dei controlli. Perché se le leggi ci sono e nessuno controlla allora non facciamo grandi passi in avanti. Quando si parla di incidenti sul lavoro le conclusioni sono molte dolorose. Contiamo centinaia di migliaia di incidenti sul lavoro ogni anno. Nel 2022 l’Inail ne ha censiti oltre seicentomila con più di mille morti. Cosa manca oltre ai controlli? La cultura della formazione, quella capacità di infondere nei soggetti che danno lavoro o che svolgono la prestazione lavorativa la corretta formazione su quel che è necessario fare per prevenire i rischi derivanti dalle condizioni in cui operano. E quando si massimizza il profitto e si creano condizioni di disparità per le quali il lavoratore è molto più debole rispetto al proprio datore, è inevitabilmente disposto a lavorare in condizioni meno sicure. Per questo occorre che la cultura di prevenzione nei datori deve essere molto più intensa”.