Da uno studio la speranza contro il dolore cronico: esiste un farmaco che rallenta resistenza a oppioidi

ROMA – Una sostanza lipidica che contrasta lo sviluppo della tolleranza agli oppioidi, come la morfina. E’ prodotta dall’organismo ed è presente in vari alimenti sia di origine animale sia vegetale. Da tempo è allo studio del gruppo di ricerca della Professoressa Carla Gheraldini, del Dipartimento di Neuroscienze, Psicologia, Area del Farmaco e Salute del Bambino (NEUROFARBA), Università di Firenze Coordinatore del gruppo di studio sul dolore della SIF.
Le armi per combattere il dolore cronico oggi non mancano ma qualunque farmaco è corredato da effetti collaterali più o meno gravi, in genere proporzionali alla dose e alla durata del trattamento. Un caso particolare è rappresentato dagli oppioidi, potenti mezzi per controllare il dolore, che nel tempo, però, sviluppano “tolleranza”: una progressiva riduzione dell’efficacia, col rischio di doverne aumentare progressivamente la dose. Tristemente nota è l’“epidemia” da oppioidi, per ora concentrata in Nord America, dove ha causato quasi 100 mila morti per overdose nel solo 2020.
Con il mio gruppo di ricerca, mi dedico ormai da anni a studiare le strategie per contrastare lo sviluppo di tolleranza agli oppioidi. Siamo stati tra i primi gruppi italiani a utilizzare nelle nostre ricerche una particolare forma di PEA, cosiddetta ultramicronizzata. L’abbiamo scelta perché maggiormente biodisponibile quando assunta per bocca”, spiega la Professoressa Gheraldini.

“Abbiamo sorprendentemente scoperto che l’aggiunta di PEA in forma ultramicronizzata ritarda lo sviluppo di tolleranza a vari oppioidi, come la morfina, l’ossicodone e il tramadolo. Non solo, ma potenzia l’effetto antalgico degli oppioidi in condizioni di dolore neuropatico e contrasta, anche quando usata come unico intervento, il dolore cronico associato a neuropatia da chemioterapico. La mole di dati sull’effetto di PEA ultramicronizzata nel dolore cronico stava crescendo in tale misura che, qualche mese fa, col mio gruppo di ricerca abbiamo deciso di dedicarci ad un articolo di revisione. È stato un progetto più lungo e faticoso di quanto potessimo mai immaginare; scherzando, mi piace definirlo “eroico”, ma ci ha dato l’opportunità di rivedere in modo organico la ricerca sulla PEA ultramicronizzata nel dolore cronico”, aggiunge l’esperta
“Il quadro che ne è emerso è quello di una sostanza capace di coadiuvare l’effetto di vari farmaci usati per il dolore cronico (non solo oppioidi), come il paracetamolo, i gabapentinoidie i classici FANS. Inoltre, è l’unica forma di PEA con provata capacità di raggiungere le “centrali del dolore”, midollo spinale e cervello, e l’unica a disporre di solidi dati di sicurezza e tollerabilità (tanto da aver completato con successo uno studio di Fase 1 approvato dall’agenzia americana del farmaco”, afferma la Professoressa. Oltre un miliardo e mezzo della popolazione mondiale vive una condizione di dolore cronico (che dura da più di 3 mesi) con ripercussioni gravi sulla qualità di vita e la sfera socio-economica. Riconosciuto sempre più come malattia bio-psico-sociale, il dolore cronico non coinvolge solo il corpo, ma anche la psiche e le relazioni socialidi chi ne soffre. Mal di testa, dolore addominale o pelvico, mal di schiena, dolore oncologico sono tra le principali forme di dolore cronico. Senza contare quel dolore che nasce acuto (per esempio il post-chirurgico) e può trasformarsi in cronico.

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