L’intervento di Sandra Zampa.
“In questo momento c’è bisogno di immaginare una robustissima immissione di prestazioni nel servizio sanitario pubblico e di accompagnarla con una campagna di informazione che eviti l’eccesso di prestazioni inappropriate. Dobbiamo fare in modo che si sostenga seriamente il servizio sanitario pubblico perché possa ridurre significativamente le liste d’attesa, aggiungendo nei propri ospedali il personale necessario o pagando prestazioni aggiuntive. Perché il pubblico? Perché abbiamo bisogno di una sanità che non offra solo prestazioni. E’ necessario offrire ai cittadini veri e propri percorsi di cura. La legge prevede che sia il medico a indicare le priorità e nella richiesta della prestazione devono essere annotati i tempi d’attesa massima fino a 180 giorni. Questo va fatto con onestà e rigore. Ci sono più di 4 milioni di italiani che rinunciano a curarsi – ha rimarcato Zampa – perché scoraggiati dalle lunghe liste d’attesa e non hanno la forza economica per rivolgersi alle strutture sanitarie private. Oggi, in un sistema dove la specialistica vale 13 mld di euro, occorre di 1 mld in più. Utilizzando, ad esempio, il Pnrr per il rinnovo delle tecnologie che consentono di rendere più efficaci le prestazioni, registrando un risparmio sul fondo sanitario”.