Religioni per la pace: a Palazzo Chigi un forum che guarda all’Africa ricordando Cabral

ROMA – “La pace è allergica al linguaggio univoco, necessita del plurale” scandisce Filomeno Lopes, giornalista e scrittore, ora autore per Castelvecchi di “Amilcar Cabral. Un ponte tra Italia e Africa”. La sua riflessione parte dal dirigente indipendentista e panafricanista, come lui originario della Guinea Bissau. Testimonianza nella vita e negli incontri di una cooperazione e una condivisione possibile tra l’Africa e l’Europa. Se ne parla a Palazzo Chigi, di Cabral, assassinato nel 1973, tre anni dopo essere stato ricevuto in udienza privata da papa Paolo VI, quando Roma accolse una conferenza di solidarietà con i popoli di quelle che allora erano colonie portoghesi. L’occasione del dibattito è il Secondo forum sulla libertà religiosa, un appuntamento promosso dal ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. L’incontro si tiene nella Sala verde di Palazzo Chigi, a pochi metri da un’anticamera con la tappezzeria damascata, sulle pareti le foto di tutti gli ex presidenti del Consiglio dall’unità d’Italia a oggi. Lo sguardo è rivolto a sud, all’Africa di Cabral, sia pure in tempi nuovi, quelli dell’alleanza promessa con il continente, ancora a Roma, con il Piano Mattei.

FILOMENO LOPES: IMPARARE DA CABRAL, FU PONTE ITALIA-AFRICA

Il Piano Mattei non ignori gli insegnamenti e le esperienze storiche, a partire da quella di Amilcar Cabral, “ponte tra Italia e Africa”: è l’appello di Filomeno Lopes, giornalista di Radio Vaticana e autore originario della Guinea Bissau come il dirigente indipendentista, assassinato nel 1973. L’occasione della riflessione è stato il Secondo forum sulla libertà religiosa, ospitato a Palazzo Chigi. Lopes ha appena pubblicato per Castelvecchi un libro intitolato proprio ‘Amilcar Cabral. Un ponte tra Italia e Africa’. Parte della sua ricostruzione, i legami intessuti anche a Roma e a Milano dal dirigente indipendentista con figure di primo piano della politica e della società civile locale. Secondo Lopes, Cabral negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso fu “il primo” a costruire una connessione attraverso il Mediterraneo, che da Roma conduceva in particolare ai Paesi allora colonie portoghesi, come Angola, Mozambico o Sao Tomè e Principe. Poi il riferimento al Piano Mattei, l’iniziativa del governo italiano di Giorgia Meloni che promette di costruire un’alleanza con l’Africa su basi “paritarie” e non “predatorie”. “Oggi se ne parla tanto”, sottolinea Lopes. “E’ bene che si torni però alla storia, rendendosi conto che c’è già qualcosa dalla quale partire per migliorare il futuro”.

RUFFINI (SANTA SEDE): CON IL NEGOZIATO LA PACE È SEMPRE POSSIBILE

“La pace è sempre possibile”, con il negoziato e con la diplomazia; e anche con il contributo della fede, “che quando non è contaminata dal fanatismo è parte della soluzione e non un problema”: parole di Paolo Ruffini, prefetto del dicastero della Comunicazione della Santa Sede. L’occasione della riflessione è il Secondo forum sulla libertà religiosa, ospitato nella Sala verde a Palazzo Chigi. Ruffini ha rivolto un appello rispetto a quella che papa Francesco ha più volte definito “guerra mondiale a pezzi”. “Mentre aumentano le spese per gli armamenti ci ritroviamo con fredde statistiche sul numero di morti, con bilanci che rischiamo di definire tragici senza sentirci davvero personalmente coinvolti” ha denunciato il prefetto. “E’ come se si trattasse di ‘war games’ e come se potessimo aspettare tranquillamente il ‘game over’”.
Ruffini ha citato ancora Francesco: “Abbiate perseveranza nel dialogo e nel difendere sempre la possibilità del negoziato, senza credere mai nella forza della violenza”.

MONDA: L’OSSERVATORE ROMANO È MILITANTE PER LA PACE

“Oggi come allora la Chiesa sta dalla parte dei popoli e dei Paesi che soffrono”: lo ha detto Andrea Monda, direttore del quotidiano vaticano L’Osservatore Romano, aprendo i lavori del Secondo forum sulla libertà religiosa a Palazzo Chigi. Il giornalista ha ricordato l’appello di papa Paolo VI rivolto a Roma nel 1970 ad Amilcar Cabral e ad altri dirigenti indipendentisti dei Paesi allora colonie portoghesi d’Africa. “Appena vi sarà possibile lottate con mezzi pacifici” ha detto Monda, citando le parole pronunciate dal pontefice. In primo piano nel suo intervento, insieme con il tema della libertà religiosa, quello del dialogo e del negoziato necessari nel mondo. “Il giornale che dirigo da qualche anno è militante per la pace” ha detto Monda. “Oggi bisogna essere militanti per la pace”.

IMPAGLIAZZO (SANT’EGIDIO): EUROPA-AFRICA SI SALVANO SOLO INSIEME

“Responsabilità condivisa” tra Paesi dell’Europa e dell’Africa: comincia da queste parole, Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, in un commento per l’agenzia Dire sul dibattito in corso in Portogallo sull’opportunità di riparazioni per gli abusi e le violenze del colonialismo. Il nodo, quello della cooperazione e dello scambio, è al centro del Forum sulla libertà religiosa ospitato a Palazzo Chigi. Domenica scorsa, il presidente portoghese Marcelo Rebelo de Sousa ha detto che il suo Paese dovrebbe “pagare i costi” della tratta transatlantica e degli abusi del colonialismo. “C’è una tema di responsabilità generale da condividere tra Paesi europei e africani, certo a partire anche dalle scuse per il colonialismo del passato” premette Impagliazzo. “Dobbiamo però anche guardare al futuro e dobbiamo guardarlo insieme questo futuro”.

Ancora il presidente della Comunità: “Come abbiamo imparato durante la gravissima pandemia di Covid-19, ci si salva solo insieme; l’Europa e l’Africa si salvano solo insieme”. Al centro del Forum sulla libertà religiosa in particolare i rapporti tra l’Italia e le ex colonie del Portogallo. Una guida durante il confronto è Filomeno Lopes, giornalista originario della Guinea Bissau, ora autore per Castelvecchi di un libro dedicato ad Amilcar Cabral, dirigente indipendentista e panafricanista legato anche all’Italia, assassinato nel 1973.

DIONISI (FARNESINA): PER ITALIA LE FEDI SONO STRUMENTO DI PACE

“Dove non arriva la diplomazia possono arrivare le fedi” scandisce Davide Dionisi, inviato speciale del ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale per la promozione della libertà religiosa e la tutela delle minoranze nel mondo. Parole, le sue, pronunciate a margine di un forum ospitato nella Sala verde di Palazzo Chigi. Sulle pareti dell’anticamera, oltre la tappezzeria damascata, ci sono le foto di tutti gli ex presidenti del Consiglio dall’unità d’Italia a oggi. E Dionisi, in un’intervista con l’agenzia Dire, riparte dalla storia, recente e meno recente. Senza dimenticare la geografia. “Il Forum di oggi sulla libertà religiosa vuole raccontare una diplomazia della pace che è tipicamente italiana”, la premessa. “Il nostro Paese ha il dovere di sostenere qualsiasi cammino virtuoso di pace, per due motivi: il primo è geografico, perché la diplomazia si dipana attraverso la geografia e l’Italia è al centro del Mediterraneo, tra est e ovest, ponte verso il Sud del mondo e allo stesso tempo l’Europa; il secondo è che ha una storia e una vocazione alla pace”. Si parla, durante il forum, di cammini impervi. “Purtroppo a volte la diplomazia non centra speditamente i suoi obiettivi perché ci sono tanti problemi e sorgono ostacoli”, sottolinea Dionisi. “Ed è qui che la diplomazia italiana fa leva sul preziosissimo apporto delle religioni: perché dove non arriva la diplomazia le fedi possono dialogare e avviare un circuito virtuoso”.

Secondo l’inviato speciale, più che “schemi inter-ecclesiastici” interessa “un modo di approcciarsi verso chi è in lotta e verso chi alimenta l’odio”. A cominciare dall’Africa, continente al centro del tentativo del Piano Mattei, caleidoscopio multiculturale e politico in evidenza al Forum sulla libertà religiosa.

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