La sfida delle comunità energetiche rinnovabili e i ritardi dell’Italia rispetto al resto d’Europa nella loro costituzione è il tema affrontato nel corso del Cnpr Forum “Sviluppo sostenibile: il ruolo delle comunità energetiche rinnovabili nella sfida verso il 2030”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, che ha visto protagonisti Andrea Volpi (deputato di Fratelli d’Italia in Commissione Lavoro e sindaco di Lanuvio), Patty L’Abbate (M5s), vice presidente della Commissione Ambiente a Montecitorio, Luca Squeri (Forza Italia), segretario della Commissione Attività produttive alla Camera e Devis Dori (deputato di Alleanza Verdi e Sinistra in Commissione Giustizia a Montecitorio). Nel corso dei lavori, moderati da Annamaria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato illustrato da Elisabetta Polentini (commercialista e revisore legale dell’Odcec di Roma): “Le comunità energetiche rinnovabili in Europa sono migliaia mentre in Italia, secondo i conti di Enea, sono poco più di 50 (al 31.12. 2023). Dall’8 aprile sono disponibili i portali per accedere agli incentivi e ai contributi finanziati dal Pnrr. La promozione delle comunità energetiche rinnovabili può favorire senza dubbio la transizione energetica apportando un indubbio valore al nostro Paese. Le difficoltà non mancano e sono ancora tanti gli ostacoli che impediscono la piena attuazione di queste misure, a partire da una burocrazia opprimente e a ritardi oramai anacronistici nel rilascio di autorizzazioni e nella valutazione delle pratiche”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili): “Proverei a interrogare dieci cittadini mediamente alfabetizzati appartenenti al mondo delle imprese o delle professioni o degli amministratori locali, chiedendo loro se sanno cosa è una comunità energetica. Sono convinto che otto su dieci risponderebbero di non saperlo. Il motivo principale per il quale c’è scarsa diffusione delle comunità energetiche in Italia, che sono associazioni tra cittadini, attività commerciali, piccole e medie imprese che decidono di unire le proprie forze per produrre e consumare energia su scala locale, è che molti non sanno dell’esistenza e della possibilità di avviarle. Lo stesso vulnus che ha riguardato la liberalizzazione del gas e dell’energia elettrica. Le persone non informate non sanno cosa fare e, dunque, non lo fanno”.