VIDEO | Platone sepolto in giardino e schiavo molti anni prima: cosa raccontano le mille parole decifrate in un papiro

NAPOLI – “Conosciamo circostanze più dettagliate sulla vita e la morte di Platone. Ad esempio, la sua lucidità mentale che gli consentì di esprimere un giudizio sulla scarsa qualità della musica eseguita da una flautista non greca, ma proveniente dalla Tracia. E, ancora, sapevamo che Platone era sepolto nell’Accademia da lui fondata, ad Atene, ma ora sappiamo che era sepolto nel giardino a lui riservato, cioè in una zona dell’Accademia che era destinato proprio alla sua scuola”. A raccontare alla Dire informazioni esclusive sulla vita e la morte di Platone, conosciute solo grazie allo studio dei papiri di Ercolano – bruciati dall’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo – è Graziano Ranocchia, dell’Università di Pisa, coordinatore del progetto ‘GreekSchools’, che permette di “leggere” e interpretare quanto c’era scritto in questi reperti.

LEGGI ANCHE: I Papiri di Ercolano rivelano il luogo della sepoltura di Platone

DECIFRATE PIÙ DI MILLE PAROLE

In particolare, un papiro è di grande importanza per la storia della filosofia greca perché contiene la Storia dell’Accademia di Filodemo di Gadara (110-dopo il 40 a.C.) e grazie a GreekSchools – progetto che ha ricevuto un finanziamento Erc (Consiglio Europeo della Ricerca) pari a 2.498.356 euro, iniziato nel 2021 e della durata di 5 anni e otto mesi – è stato possibile ‘decifrarne’ oltre mille parole (circa il 30% del testo) e scoprire dettagli mai conosciuti prima sulla vita di Platone. “Non parliamo solo delle circostanze relative alla morte di Platone, alla sua sepoltura, ma abbiamo anche dettagli inediti circa la sua riduzione in schiavitù– spiega ancora Ranocchia alla Dire-. Prima si pensava, e tutti lo avevamo appreso nel corso dei nostri studi liceali, che Platone era stato fatto schiavo da Dionisio I tiranno di Siracusa nel 387 avanti Cristo. Invece, dalla nuova edizione del testo di Kilian Fleischer, emerge che questo fatto avvenne nel 404 o subito dopo la morte di Socrate nel 399 a. C. Ed era del tutto inaspettato“.

IL PROGETTO GREEKSCHOOLS

Il progetto ‘GreekSchools’, infatti, oltre all’indagine sullo stato di conservazione dei manufatti, ha l’obiettivo di pubblicare un’edizione aggiornata- grazie all’applicazione di tecniche di imaging e di metodi filologici- della Rassegna dei filosofi di Filodemo, la più antica storia della filosofia greca in nostro possesso. Di essa fa parte, appunto, la Storia dell’Accademia, che racchiude molte informazioni esclusive su Platone e sullo sviluppo dell’Accademia sotto i suoi successori.
Racconti e aneddoti che sono conservati nella riedizione di questo prezioso papiro, edito proprio da Kilian Fleischer. “Abbiamo messo a punto un nuovo sistema per pubblicare digitalmente e collaborativamente qualunque genere di papiro. Da qualsiasi parte del mondo- afferma ancora Ranocchia- ci si potrà collegare online e offline per avanzare congetture, cioè supplementi o letture in maniera collaborativa. Un metodo assai innovativo in grado anche di accelerare i tempi di riedizione, normalmente molto dilatati”.

Il progetto ‘GreekSchools’, di cui oggi a Napoli, nella Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III, è stato presentato lo stato dell’avanzamento della ricerca, è svolto in collaborazione con l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (Ispc) e l’Istituto di Linguistica Computazionale “Antonio Zampolli” (Ilc) del Consiglio nazionale delle ricerche, e la Biblioteca nazionale di Napoli. Proprio in questo luogo, il papiro, bruciato a seguito dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d. C, è conservato insieme a molti altri.
Ma come è stato possibile ‘leggere’ questi papiri? Lo spiega alla Dire Costanza Miliani del Cnr-Isp: “La peculiarietà di questi papiri è che se per un verso l’eruzione del 79 d.C. ce li ha portati a noi salvi, dall’altra lo stesso evento eruttivo ha fatto sì che oggi siano illeggibili. Questo progetto, fortemente interdisciplinare, mette insieme un gruppo di studiosi della scrittura e del significato della scrittura con un gruppo di scienziati sperimentali che aiutano a estrarre le informazioni del testo da qualcosa che attualmente è illeggibile a occhio nudo“.

“Questi papiri – dice ancora Miliani – esistono nella forma arrotolata, così come venivano conservati un tempo, ma alla fine del 1800 sono stati ‘srotolati’ meccanicamente, una pratica che oggi non faremmo mai per i principi di conservazione e che però ci ha portato ad avere migliaia di pagine ‘srotolate’. Noi le vediamo in forma di frammenti, frammenti che necessitano comunque di tecniche d’indagine per essere letti. Quindi, utilizziamo una serie di tecniche speciali in cui l’immagine, nei raggi X, rivela le differenze minuscole che esistono tra il carbone usato per l’inchiostro, quindi per la scrittura, e quello di nuova formazione, cioè che si è formato durante l’eruzione. Così, il testo ci fornisce informazioni nuove”.

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